venerdì 12 aprile 2019

RECENSIONE:BILLIE EILISH - WHEN WE ALL FALL ASLEEP WHERE DO WE GO? (2019)

BILLIE EILISH - WHEN WE ALL FALL ASLEEP, WHERE DO WE GO? (2019)
LABEL:DARKROOM/INTERSCOPE RECORDS
FORMAT:LP ALBUM LIMITED PALE YELLOW VINYL





Stava accadendo ancora una volta:il pop tinto di rosa si stava ripiegando su sè stesso, seguendo uno schema ripetitivo fin troppo ricalcato negli ultimi anni:nessuna sprizzata di novità, di qualcosa di innovativo, di mai sentito prima.
Tranne qualche rara eccezione che aveva fatto ben sperare, il trend non è cambiato dall'ultima volta che avevo affrontato questo discorso. Le nuove sensazioni come Ariana Grande, Sia, Halsey ci hanno provato, ma nonostante qualche singolo indovinato, l'ascolto degli album si è rivelato poi piatto, inconsistente, in alcuni frangenti persino desolante. Soprattutto la Grande ha provato con due album nel giro di pochi mesi a rinfrescare la sua proposta, ma si è fatta tentare troppo da un R&B spoglio che non le appartiene del tutto. Star consumate come Mariah Carey hanno toppato il rientro sulle scene (state alla larga dall'ultimo "Caution", è un consiglio da amico), mentre Lady GaGa, che era stata l'ultimo grande talento anche in termini di innovazione, si è data al cinema e nella colonna sonora di "A star is born" - peraltro bellissima - si è per forza di cose ripulita sia nell'immagine sia nella proposta musicale, deviando sull'acustico e sul country; Madonna tornerà a breve (speriamo con un lavoro di nuovo all'altezza) ma resta sempre un'incognita, e Taylor Swift non ha mai convinto fino in fondo. E poi, Katy Perry sforna torte e ciambelle squisite ma l'ultimo "Witness" di squisito aveva ben poco,  mentre Britney Spears e Miley Cyrus sono ferme (e non è che ci si aspetti chissà quale ventata di stravolgimenti dai loro prodotti). L'ultimo disco di Dido, poi, per quanto sia apprezzabile, dopo diversi ascolti somiglia sempre più ad un compitino ben fatto e nient'altro di più.
In uno sguardo d'insieme, il panorama attuale delle artisti femminili era quindi piuttosto statico, stantìo, involuto. O almeno, lo era prima di qualche settimana fa; prima cioè, dell'arrivo sugli scaffali dei negozi di "When we all fall asleep, where do we go?", il disco con il quale Billie Eilish le ha messe in riga tutte.
Ci voleva una diciassettenne (sì, avete letto bene) un pò scazzata, dal look un pò emo ed un pò skater, con una voce normalissima - spesso sussurrata, non aspettatevi quindi gorgheggi da standing ovation - ma allo stesso tempo particolare, a tratti nevrotica e piena di tic curiosissimi, per dare una rinfrescata a quel panorama ristagnante e per settare un nuovo standard di riferimento.
Mentre scrivo, non ho ancora digerito appieno il suo vero album d'esordio (prima di questo, ci sono stati qualche singolo, un E.P. ed un paio di brani prestati a colonne sonore), ci sono voluti almeno tre ascolti per iniziare ad apprezzarlo e per capire che già così aveva fatto centro; perchè se un disco catalizza la tua attenzione tanto da doverlo andare a prendere una, due, tre volte, deve per forza nascondere un qualcosa di fascinoso che ha colpito il tuo immaginario. 
E così, in questo momento ho un vinile nuovo di zecca firmato Billie Eilish vicino al giradischi. Vediamo, dunque, cosa rende speciale il lavoro della giovanissima cantautrice statunitense.
Per farlo partiamo dal nome del fratello di Billie, che è lo "sceneggiatore" artistico dietro le quinte dell'intero progetto; Finneas O'Connell è cantante e leader della band The Slightlys, ed ha prodotto e scritto tutti i pezzi che sono andati a comporre questo "When we all fall asleep". E' innegabile che ci sia molto del suo talento nel prodotto finale, che come già detto è spiazzante e disorientante sin dalle prime battute:dopo un breve intro, l'album si apre con uno dei pezzi forse più accessibili dell'intero lotto, quella "Bad guy" che si presenta con un basso martellante e sordo sul quale si posa la voce roca e sfiatata della Eilish; il pezzo - guarnito con un arrangiamento minimalista - assume nel giro di pochi secondi i contorni di una nenia pop di grande impatto, offrendo allo stesso tempo qualcosa di unico, di mai sentito prima, specie nella parte finale, dove cambia completamente registro e ritmica. 
Video e singolo della canzone sono stati lanciati in contemporanea all'uscita del disco, e scommettere sul suo successo non è un'eresia, bensì una certezza.
"When we all fall asleep" ha diversi assi nella manica; quello dal titolo più strano, "Ilomilo", è un'alchimia di musica elettronica e genialità:un tappeto orecchiabile e semplicissimo che ti manda in pappa il cervello, tanto che dopo neanche due ascolti già ti ritrovi a cantarla. Sorprende anche il songwriting, incentrato sui dubbi adolescenziali, tra incertezze (in quasi tutti i pezzi della Eilish c'è una domanda - e domanda stessa è il titolo del disco), malizia e introspezione; nulla però è scontato, ed anche le porzioni di testo più scanzonate e leggere nascondono un significato più o meno profondo. E così, tornando a "Ilomilo", il doppio senso a sfondo erotico delle prime strofe "Told you not to worry, but maybe it's a lie, honey what's your hurry? Why don't you stay inside?" ("Ti ho detto di non preoccuparti, ma forse è una bugia, dolcezza perchè vai di fretta? Perchè non resti dentro?") si trasforma in paura di essere abbandonati ("Where did you go? I should know but it's cold and I don't wanna be lonely" - "Dove sei stato? Dovrei saperlo ma fa freddo e non voglio restare sola"). 
Autentica perla capace di ergersi una spanna sopra tutto il resto del lavoro è "I love you", una meravigliosa canzone d'amore per pianoforte cantata con Finneas, ipnotica ed emozionante:è una riflessione su un sentimento profondo, del quale si percepisce la grandezza perchè capace di scrutare nell'anima dell'altro e travolgere i sensi, lasciando un senso di profondo turbamento e fragilità. 
Ad un inizio dimesso, cantato con tono quasi riflessivo si contrappone una crescita progressiva che finisce per sbocciare in un ritornello letteralmente incantevole, da pelle d'oca:
"It's not true, tell me I've been lied to
Cryin' isn't like you
What the hell did I do?
Never been the type to
Let someone see right through
Maybe won't you take it back
Say you were trying to make me laugh
And nothing has to change today
You didn't mean to say I love you
I love you
And I don't want to..."
E quando più avanti lo stesso giro di note viene riproposto con un accompagnamento d'archi intenso e commovente, non si può far altro che rimanere impietriti, con gli occhi sbarrati, ad ascoltare quella dolce litanìa:una reazione così equivale ad un applauso a scena aperta, a dimostrazione di come, a volte, basti davvero poco per trovare le coordinate giuste di un qualcosa che arrivi dritto al cuore. Pezzi di tale levatura sono rari, ma una volta scovati va riconosciuto loro il giusto merito.
Che Billie Eilish fosse capace di interpretare a meraviglia delle ballate suggestive, del resto, si era già intuito con "Lovely" (cantata con Khalid ed inserita nella colonna sonora di "Thirteen Reasons Why", e se non la avete ancora ascoltata, fatelo), ma qui, signori, la ragazza ha alzato il tiro in maniera paurosa. Chapeau.
La sorpresa, se vogliamo, ancora più piacevole è che l'album non si regge solo su questi pochi pezzi che ho appena citato. E così trovano spazio anche episodi più lineari e meno articolati ("All the good girls go to hell" strizza l'occhio agli ultimi Coldplay, senza mai perdere quel tocco di originalità tutto della Eilish), mentre "My strange addiction" riprende in modo del tutto personale certe atmosfere R&B ampiamente radiofoniche, e non mi meraviglierei di vederla estratta tra i prossimi singoli.
"You should see me in a crown", pubblicata qualche settimana prima dell'arrivo di questo album su spotify, itunes e youtube, è un altro esempio di hip-hop amalgamato alla musica elettronica ed alternative (qualcosa che potrebbe venire da Tricky, per dire, o persino dai Massive Attack); è un pezzo cupo, oppressivo, splendidamente architettato ed arrangiato da Finneas dietro la consolle. 
La sperimentazione raggiunge il suo picco massimo in "8" (una sorta di country aperto dalla voce di Billie che imita quella di una bambina) e in "Wish you were gay" che pur con degli inserti di chitarra acustica e il suo andamento da musica da cabaret, riesce a dipanarsi con naturalezza in un impianto di elettro-hip-hop infiocchettato con maestria. Non è e non sarà la mia canzone preferita del disco, ma buttata lì in mezzo fa la sua sporca figura e si lascia ascoltare.
Al momento di perfezionare e correggere questa recensione, "When we all fall asleep, where do we go?" è entrato direttamente al primo posto della classifica di Billboard oltre a guadagnarsi anche la palma di vinile più venduto della settimana, e questo è un dato che fa riflettere:considerato che i fans di Billie Eilish fino ad oggi erano prevalentemente degli adolescenti, veder svettare il suo disco in  quella classifica è un segno indicativo di come la sua fetta di pubblico si stia indubbiamente ampliando, ma soprattutto dimostra come le nuove generazioni - anche grazie a dischi come questo - si stiano ulteriormente avvicinando al supporto in vinile, contribuendo alla sua rinascita; se anche i ragazzi di oggi consolideranno l'abitudine di entrare in un negozio in cerca di quel pezzo di plastica tondo con i solchi, il futuro del nostro amatissimo 33 giri non può che essere roseo. 
E l'industria discografica ringrazia.
Appuntatevi il nome di Billie Eilish, quindi, perchè ne sentirete parlare spesso nei prossimi tempi. 
Per quel che concerne questo lavoro, ho il sospetto che farà discutere, e sono certo che una certa frangia di puristi non lo sopporterà - o forse, non sopporterà lei - ma per poter offrire un giudizio lucido e sensato, bisogna scrollarsi da dosso quella sensazione che questa ragazza sia un prodotto meramente per bimbi minchia, ed allonatanarsi da quel voler per forza distinguere, raffrontare e catalogare i generi musicali. 
Perciò sgombrate la mente, godetevi la musica e fatevene una ragione:"When we all fall asleep, where do we go?" è un album rivelatore, completo, capace di far ballare, di spiazzare, a tratti persino di emozionare. 
Vi sembra poco?

(R.D.B.)

VOTO:8,5/10
BEST TRACKS:"I LOVE YOU", "BAD GUY", "ILOMILO", "BURY A FRIEND", "ALL THE GOOD GIRLS GO TO HELL", "MY STRANGE ADDICTION".


Nessun commento:

Posta un commento