martedì 11 settembre 2018

RECENSIONE:A PERFECT CIRCLE - EAT THE ELEPHANT (2018)

A PERFECT CIRCLE - EAT THE ELEPHANT (2018)
LABEL : BMG
FORMAT : 2 X LP ALBUM
(RED AND BLUE VINYL)






Avevo perso il conto di quanti anni sono passati dall'ultimo album degli A Perfect Circle. E avevo anche dimenticato che nei primissimi anni di questo nuovo millennio, in un panorama rock piuttosto statico, "Mer de noms" e "Thirteen steps" avevano dato una scossa abbastanza decisa a quel ristagno:non erano dei capolavori, ma offrivano un perfetto ibrido di musica gotica, melodica e post grunge che si rivelò davvero azzeccata. Quei dischi - lo ammetto - erano validi, mi erano piaciuti, ma negli anni erano finiti nel dimenticatoio. Come gli stessi A Perfect Circle, del resto; Maynard James Keenan è sempre stato impegnato con i Tool, a cui ha dato negli anni la priorità, James Iha ha fatto sempre da spola tra i Circle e gli Smashing Pumpkins, e la band è sparita dai radar per più di un decennio.
Questo mi ha portato a pensare che si fossero sciolti definitivamente, e che non avremmo mai più avuto un disco marchiato A Perfect Circle. Si arriva a questo 2018, e ad un pomeriggio di marzo (o almeno credo fosse marzo, più o meno) in cui entrando nel mio negozio di dischi preferito mi sono imbattuto in un curioso 10'' bianco, sul quale erano stati incisi dei simboli che ho definito "egiziani" (ma non lo sono) e che richiamano una qualche religione, o una qualche cultura mediorientale. Spiccava, sulla bustina in plastica trasparente, l'adesivo con il logo degli A Perfect Circle in bella vista, ed i due titoli contenuti nel singolo:"The doomed" e "Disillusioned".

Completamente impreparato ad un'uscita del genere, ed allettato dal basso costo a cui era stato prezzato il vinile, mi sono ritagliato cinque minuti per poter ascoltare su youtube "The doomed". Sono bastati i primi venti secondi a convincermi ad acquistare quel curioso vinile bianco. "The doomed" parte con una batteria filtrata e con effetto eco che dopo 4/4 entra in primo piano nelle cuffie e diventa possente e rimbombante, ed è subito accompagnata da uno di quei riff chitarristici"a tappeto", appena accennati ed ipnotici, che io semplicemente adoro. Recentemente, avevo pescato (e adorato) un passaggio simile in un pezzo dei Bullet For My Valentine (la canzone si chiama "Venom"), ma la struttura ha un antenato insospettabile:"Eye of the tiger" dei Survivor (sì, proprio quella della saga di Rocky).
Il brano di lancio degli A Perfect Circle è spiazzante, perchè non è niente che ricordi "Mer de noms" e "Thirteen steps". Di quel gruppo, è rimasto il logo ed i componenti che gli danno vita, ma di quella musica non c'è più nulla, o quasi. Chiamatela evoluzione, o capacità di sperimentare, ma è dannatamente valida e funziona alla grande. I temi politici già affrontati in passato, si fondono ora in un contesto sociale sprezzante, ambiguo e malato:
"Blessed are the fornicates
May we bend down to be their whores
Blessed are the rich
May we labor, deliver them more
Blessed are the envious
Bless the slothful, the wrathful, the vain
Blessed are the gluttonous
May they feast us to famine and war
What of the pious, the pure of heart, the peaceful?
What of the meek, the mourning, and the merciful?
All doomed..."
Compaiono i primi accenni anche a temi religiosi (l'incipit del brano recita "Behold a new Christ" - e allora quei simboli sul disco bianco dovranno pur significare qualcosa), e l'atmosfera generale in musica diventa claustrofobica prima, e rabbiosa sul finale, con l'ingresso della chitarra elettrica che va ad incastrarsi alla perfezione in un'evoluzione sonora e lirica disincantata ed amareggiata.  
"Disillusioned", il secondo pezzo dell'E.P., ricalca lo stesso schema anche se in modo più leggero:è un pezzo più riflessivo, perchè ad un intro sognante accompagnata da un giro di tastiera indovinatissimo, si susseguono un paio di minuti di meditazione sonora, con la voce di Maynard che interviene a tratti, pronunciando frasi criptiche e creando un effetto mistico, quasi allucinato:
"Dis- and re-connect to the resonance now
You were never an island
Unique voice among the many in this choir
Tuning into each other, lift all higher..."
Ascoltare ed interpretare il pezzo ti estrania dall'ambiente, ti rilassa; fa lo stesso effetto di una canna, per intenderci. Gli attacchi alla società sono da individuare nell'autocritica verso il genere umano ("We have been overrun by our animal desire" - "siamo stati sopraffatti dal nostro desiderio animale") e dall'attacco al consumismo ed al voler apparire diversi ("Time to put the silicon obsession down" - "E' tempo di riporre l'ossessione per il silicone").
E, mentre analizzando il comparto musicale, "Disillusioned" ricorda qualcosa delle produzioni precedenti dei Circle, a colpire è la struttura eterea ed estraniante:i soliti integralisti dalla mente fatta a compartimenti stagni e malati per le suddivisioni di generi musicali sono arrivati anche a dire che probabilmente gli A Perfect Circle hanno dimenticato di aggiungere al mix finale la pista sonora su cui era incisa la chitarra. Sono chiacchiere da quattro soldi che lasciano il tempo che trovano, perchè "Disillusioned" funziona a meraviglia.
Con un assaggio del genere, mi sembrava d'obbligo dover concerdere una chance ad "Eat the elephant", l'album completo.
Scordatevi un approccio leggero:questo è un lavoro dalle molteplici sfaccettature, e richiede almeno all'inizio un ascolto attento.
Perciò armatevi del vostro bicchierino di liquore o di soda, ed accomodatevi sulla vostra poltrona preferita; soprattutto, sbattete fuori dalle palle il mondo esterno.
"Eat the elephant" non è un disco perfetto:ci sono alcuni episodi, all'apparenza trascurabili, che probabilmente andrebbero analizzati e riascoltati nel tempo; ma ve ne sono altri davvero spettacolari e degni di attenzione. Uno di essi è senza dubbio "Hourglass", che inizia con delle tastiere al limite della cacofonia e che ricordano il suono di un allarme; probabilmente è proprio quella l'idea che la band intendeva trasmettere. 
"Hourglass" è un gioiello sonoro fatto di rock, elettronica ed industrial. La voce di Keenan, filtrata al vocoder nel ritornello, è inquietante e rabbiosa e ben si sposa con il tappeto sonoro, ancora una volta soffocante, tirato e poco prima della coda finale, persino alienante. L'attacco politico si fa ancora più crudo e deciso (il passaggio "As they barbecue the sentinels then eat them right in front of you" - "mentre fanno il barbecue di sentinelle e le mangiano proprio di fronte a te" è davvero brutale), e senza distinzione di schieramenti, i Circle se la prendono con tutti:
"Aristocrat breaks down too
Democrat breaks down too
Oligarch breaks down too
Republicrat breaks down too
No hope left in the hourglass...
"

Contrarietà ad ogni forma di potere e di governo, insomma, con l'esplicito messaggio di disprezzo verso le guerre, ed un continuo ed opprimente ripetersi di un fantomatico conto alla rovescia che viene prima accennato e poi lanciato sul finale, per ben due volte, prima di essere bruscamente interrotto:
"A ten, nine, eight!
A ten, nine, eight!
A ten, nine, eight!
Eight, seven, six
Five, four, three, two...
"

All'ascolto, "Hourglass" colpisce perchè pur non essendo un pezzo particolarmente commerciale e di facile ascolto, ti prende con quella sua cadenza pachidermica al punto che poi vuoi riascoltarla un'altra volta, ed un'altra ancora, fino ad accorgerti che non ne puoi più fare a meno.
"Talk Talk" è un altro passaggio di assoluto rilievo, sempre sulla stessa falsa riga degli altri appena citati, ma più delicato:le frasi che si susseguono nel testo regalano altri momenti abbaglianti, capaci di trasportarti in un'altra dimensione. E' l'ennesima critica alla politica ed alla religione, due "mali" che affligono la società moderna. Un mondo ipocrita dove ipocriti parlano, ma alle parole non fanno seguire i fatti:
"...While you deliberate
Bodies accumulate
Sit and talk like jesus
Try walkin' like jesus
Sit and talk like jesus
Talk like jesus
Talk talk talk talk
Get the fuck out of my way...
"

Più avanti, il messaggio della canzone diventa esplicito, quando Keenan ripete per ben tre volte la frase "Don’t be the problem, be the solution" ("non siate il problema,siate la soluzione").
Terzo singolo estratto dall'album, "Talk talk" è forse uno dei pezzi più intriganti dell'intero repertorio degli A Perfect Circle, oltre ad essere un perfetto ibrido tra le sonorità di "Thirteen steps" e "Mer de noms". 
Ciò che rende grande, davvero, questo lavoro è la versatilità di certe produzioni:la sofisticata e sognante title-track "Eat the elephant" è l'unico momento veramente dolce dell'album (posto peraltro in apertura) in cui a farla da padrone è il pianoforte sognante di James Iha:ne viene fuori una ballad fuori dal comune, ma di notevole spessore; ascoltata in cuffia, camminando sulla spiaggia al tramonto, diventa persino toccante e visionaria. 
Il rock puro di "So long, and thanks for all the fish" sembra uscito direttamente da un disco dei R.E.M. (quelli di "Out of time" per intenderci), ma in una versione meno scarna e più dura, più energica.
Anche in momenti apparentemente più leggeri, i Circle restano coerenti con il messaggio che intendono trasmettere, e che nasce da un  profondo malcontento esistenziale:
"Time is money and money is time
We wasted every second dime
On politicians, fancy water
And guns, and plastic surgery...
"

La continuità tra tutti i brani non manca, da "The contrarian", passando per "Feathers" il disco va giù che è una bellezza, ed anche quelle che apparentemente sembrano essere le canzoni meno riuscite si lasciano ascoltare. 
Il fatto che un disco abbastanza complesso e in alcuni punti spiazzante, dopo qualche ascolto si lasci cantare senza discostarsi da uno stile che seppur rinnovato è da subito ben definito, diventa un enorme punto a favore.  
Insieme a tutto ciò va considerata la capacità di offrire una varietà di sensazioni, dall'inquietudine alla voglia di ribellione, fino ad arrivare ad un "amaro disincanto" (citando Renato Zero):è come avere davanti a sè una vaschetta di gelato con tanti gusti diversi, e degustarne un cucchiaino di ognuno:i sapori cambiano, ma sempre gelato è.
La sensazione è che questo doppio lp finirà spesso sul piatto, anche fra qualche anno, e la longevità è prerogativa di ben pochi album ai giorni nostri. 
"Eat the elephant" è da giugno in circolo, e per ora sta mantenendo fede all'impressione iniziale, che anzi risulta persino amplificata, visto che mi sono preso la briga di raccontarlo qui.
Il gruppo a dicembre sarà a Roma, e la tentazione di non farselo sfuggire è tanta. Nel caso in cui decidessi di andarli a vedere, tornerò a parlare molto presto di loro qui su Musical Maniak.  

VOTO: 8/10
BEST TRACKS: "THE DOOMED", "TALK TALK", "HOURGLASS", "EAT THE ELEPHANT", "DISILLUSIONED".