mercoledì 4 settembre 2019

ESTATE 2019:DIECI ISTANTANEE IN RIVA AL MARE

ESTATE 2019:
DIECI ISTANTANEE IN RIVA AL MARE



Inutile perdersi in fiumi di parole:lo sanno pure i sassi che d'estate si è portati ad ascoltare più musica del solito, e che ognuno di noi porta nel cuore il proprio tormentone, anno dopo anno, legato spesso a dei ricordi speciali. 
Come ben sapete, io non mi limito a sentire solo una canzone. Non posso. Non ci riesco. E così, ecco una delle mie amatissime playlist con una decina di brani tra quelli che ho ascoltato di più quest'anno, e che sono stati la colonna sonora delle mie vacanze.



BRING ME THE HORIZON - GO TO HELL FOR HEAVEN'S SAKE
Se dovessi decretare il pezzo più gettonato in assoluto nel mio lettore mp3, non esiterei ad eleggere questo dei Bring Me The Horizon. Dirompente, incazzoso e fracassa-timpani quanto basta, "Go to hell, for heaven's sake" racchiude in sè anche una buona dose di melodia (dovuta alla tastiera magnetica ed evocativa) e a degli stacchi strumentali di prim'ordine, che ammorbidiscono il brano, lo rendono vibrante ed a tratti persino atmosferico. Suonava nelle mie cuffie nei tragitti da casa alla spiaggia, nelle passeggiate in riva al mare, di giorno, di notte, fino a rimbalzare nella testa anche quando non lo stavo ascoltando. Per quanto tirato e rumoroso, "Go to hell" ha la forza melodica di un vero e proprio hit radiofonico, che emerge con maggiore evidenza nel ritornello:"I'm burning down every bridge we made, I'll watch you choke on the hearts you break, I'm bleeding out every word you said, Go to hell for heaven's sake ("Sto bruciando ogni ponte che abbiamo costruito, ti guarderò soffocare su tutti i cuori che hai spezzato, sto sanguinando ogni singola parola che hai detto, va all'inferno per l'amor del cielo...").
Il gruppo britannico è stato per me una recentissima - ed assai piacevole - scoperta, e grazie al best of "2004-2013" uscito qualche anno fa, ho avuto modo di disporre di una carrellata riassuntiva della loro produzione che ha ulteriormente ampliato gli orizzonti dell'alternative/emo rock di mia conoscenza.



WITHIN TEMPTATION - HOLY GROUND
Gli olandesi guidati dalla splendida voce di Sharon Den Adel non sono certo una novità nei miei ascolti; li ho visti dal vivo diversi anni fa, ed a conti fatti, tra cd e vinili posso dire di avere praticamente l'intera discografia del gruppo. Nonostante l'ultimo "Resist" mi abbia affascinato meno dei precedenti lavori, va riconosciuto quanto questa "Holy ground" sia capace di entrarti piano piano nelle corde fino a conquistarti, ascolto dopo ascolto. Per farla breve, non ha l'immediatezza del singolo di lancio del disco ("The reckoning"), ma offre un perfetto mix tra energia e leggiadria; A caratterizzare il pezzo sono le strofe cantate dalla Den Adel, con un tono quasi di strafottenza mista a delusione :"It's been a while since I told you that I hate you, you've turned the truth inside out; Don't turn your back when I face you, or I'll make you, you turned my world upside down..." ("E' già da un pò che ti ho detto che ti odio, hai rivoltato la verità a tuo piacimento; non voltarti mentre ti affronto, o te ne pentirai, hai ribaltato il mio mondo..."). Sebbene sul piano strettamente musicale si parli di due stili completamente diversi, è curiosa - e casuale, giuro - la somiglianza nel significato del testo con quello dei Bring Me The Horizon:si racconta, con una serie di parole taglienti, l'amarezza nei confronti di qualcuno, dovuta a bugie e tradimenti, come se la stessa storia venisse analizzata da due punti di vista diversi, ma con lo stesso pensiero di fondo e con lo stesso tono di sfida, disincantato ed amareggiato.



ZEDD FEAT.KATY PERRY - 365
Ok, se non fossi un patito delle compilation inglesi "Now that's what I call music", probabilmente questa canzoncina leggera e prettamente estiva mi sarebbe sfuggita. Magari l'avrei scoperta più in là, ecco. Nonostante un ascolto veloce della compilation per sceglierne i brani migliori proprio prima di partire, questa melodia fresca come una granita al limone mi è ha colpito sin dalle prime battute; il fatto che a cantarla per intero sia Katy Perry ha ulteriormente innalzato il grado di apprezzamento. Di tutti le canzoni che vedete elencate in questo posto, "365" è senza dubbio il brano più disimpegnato e divertente, ma anche il più scontato e banale sotto il profilo compositivo; molto è dovuto alla base che si ispira chiaramente a qualcosa che si avvicina molto al reggaeton (sentita una, sentite tutte), però in spiaggia, tra un bagno ed una lettura sotto l'ombrellone, pezzi leggerini come questo funzionano sempre alla grande.



BALTHAZAR - WRONG VIBRATION
Me lo ero ripromesso al Firenze Rocks:dovevo recuperare una canzone in particolare, ed andarmi a documentare su questi Balthazar. Pur non riuscendo a vederli, dal parco che circonda l'impianto sono rimasto folgorato dal sound di questo gruppo, e da quella canzone che viaggiava nell'aria, eterea e vibrante; "Wrong vibration" è un perfetto connubio tra rock, pop, indie, ed è caratterizzata da un basso spettacolare che ricorda alcune produzioni dei primissimi Cure (non a caso, i Balthazar erano una delle band in palinsesto prima del concerto di Robert Smith e soci). L'album da cui è tratta, "Fever", conferma l'indirizzo stilistico della band di origine belga, offrendo un insieme caleidoscopico di influenze rielaborate in modo del tutto personale; ad un primo ascolto può sembrare disorientante, ma il potenziale è evidente. "Wrong vibration" è senza dubbio il pezzo più commerciale ed orecchiabile del disco, dura poco meno di tre minuti e vola leggero come una brezza marina che si alza negli incandescenti cieli pomeridiani di agosto, tra un cocktail ed una partita a carte con gli amici.



BILLIE EILISH - ILOMILO
Avevo già analizzato qualche mese fa "When we go asleep where do we go?", il full-lenght d'esordio di Billie Eilish (potete trovare la recensione completa qui), e rileggendo ciò che avevo scritto è evidente quanto, già dopo i primi ascolti, diverse canzoni contenute nel disco mi avessero affascinato. Una di queste è ovviamente "Ilomilo", filastrocca leggerina solo in apparenza, perchè piuttosto elaborata e dal sound ricercato. Si ascolta che è un piacere, vuoi per la sua durata limitata (appena tre minuti), vuoi per il suo impianto piuttosto scarno, semplice eppure dal sapore del tutto inedito; la base elettronica si arricchisce dopo il primo ritornello in un crescendo sonoro sincopatico ed ipnotico, con il quale assume le sembianze di un vero e proprio pezzo da pista da ballo. Alla resa dei conti, tra tutti i brani selezionati in questo post, "Ilomilo" merita la palma del più particolare ed originale dell'intero blocco.



DEFTONES - SEXTAPE
Sono mesi che i Deftones monopolizzano un pò i miei ascolti. Dopo essere rimasto folgorato da capolavori come "Minerva" e "Digital bath", ho scelto un brano più tranquillo e rilassante da portare in vacanza. Tratta dallo splendido "Diamond eyes", "Sextape" è una canzone semi-acustica che dal secondo ritornello in poi si impenna, progredendo verso lidi più rockettari e per questo familiari ai Deftones. E così, mentre la voce di Chino Moreno intona all'infinito "Tonight, tonight, the sound of the waves collide", il pezzo si evolve ed acquisisce un'atmosfera liquida e rarefatta, dal sapore misterioso ed allo stesso tempo sensuale. Il testo ben si sposa con un ascolto notturno, con gli occhi rivolti al mare, proprio lì dove si sente nitidamente il suono di quelle onde che si infrangono ripetutamente sulla riva.



GRETA VAN FLEET - LOVER LEAVER
I Greta Van Fleet sono un'altra piacevole scoperta, ed attenzione, perchè vengono additati da tutti come un'autentica rivelazione:ne sentiremo parlare spesso in futuro. Suonano esattamente come i Led Zeppelin ma con uno spirito fresco e moderno, che dona a quel rock sporco che sa di revival un non so che di innovativo. Ammetto che la voce di Joshua Kiskza mi ha disorientato un bel pò, tant'è che l'impulso, ad un primo ascolto, è stato quello di accantonarli. Eppure le voci insistenti sui prodigi di questo gruppo mi hanno spinto ad andarli a ripescare quasi subito ed a prestare maggiore attenzione ai loro lavori. Ciò è servito a farmi ricredere, perchè nei Greta Van Fleet c'è molto di valido ed accattivante, ed il disco "Anthem of the peaceful army" contiene diversi spunti davvero interessanti. "Lover leaver" è scatenata ed elettrizzante, forse con un riff troppo simile a "Whole lotta love" (si parla più di omaggio che di plagio, sia chiaro), ma è un perfetto biglietto da visita per definire il sound e l'ispirazione del combo statunitense. Ascoltare per credere!


MANUEL RIVA FT.MISHA MILLE - WHAT MAMA SAID
Tiratissimo ed ipermoderno, "What mama said" sarà stato sicuramente l'asso nella manica dei dj per riempire le piste delle più famose discoteche dei litorali. 
Ormai sono un frequentatore occasionale di quell'ambiente, ma inevitabilmente, in un modo o nell'altro, qualcosa alle mie orecchie arriva sempre. Sentire questo pezzo in cuffia è un altro tipo di esperienza, più raffinata e "stereofonica" che permette di analizzarlo da un'altra angolazione, senza necessariamente perdere quella carica e quel mordente su cui è costruita la base elettronica.
Le strofe ed il ritornello cantate da Misha Mille lo rendono anche utilizzabile come sfondo sonoro a tema chill-out - quello del Cafè del Mar e delle sue compilation, per intenderci -  tipico degli aperitivi in spiaggia al tramonto.
Inoltre, tra tanto rock una virata sulla dance ci sta bene, ed è comunque una piccola rivincita per l'intera categoria, considerato che in quest'ambito latitano ormai da anni le proposte veramente valide.




MILEY CYRUS - MOTHER'S DAUGHTER
"Mother's daughter" è il nuovo singolo che segna il ritorno sulle scene di Miley Cyrus; proseguendo il suo percorso innovativo e moderno (già qualche mese fa la Cyrus aveva pubblicato un album distribuito esclusivamente in digitale, "Miley Cyrus and Her Dead Petz"), la superstar americana pubblicherà tre E.P. di sei canzoni ciascuno solo in digitale, per poi dare alle stampe l'album completo "She is:Miley Cyrus". E così, a giugno è arrivato il primo blocco di canzoni, intitolato "She is coming", al quale a breve si aggiungerà "She is here", mentre il terzo e conclusivo capitolo, "She is everything", arriverà ad autunno inoltrato. "Mother's daughter" è ingannevole:può passare per un pop frivolo e sempliciotto, ma in realtà è un brano geniale e tremendamente orecchiabile, con un messaggio piuttosto esplicito e di chiaro stampo femminista ("Oh my God, she's got the power", e più avanti "Don't fuck with my freedom"), a tratti divertente ("I'm a Nile crocodile, a piranha") ed a tratti furbetto, visto che strizza l'occhiolino a serie tv tipicamente nerd come "The chilling adventures of Sabrina" ed alla cultura cestistica dell'NBA americana  ("Hallelujah, I'm a witch I'm a witch hallelujah, swish swish I'm a three point shooter"); tirando le somme, è una paccottiglia di roba ben architettata e plasmata su tante tipologie di pubblico per piacere a tutti.
Non nascondo il mio debole per l'ex stellina di Hannah Montana, ma se da più di due mesi "Mother's daughter" impreversa in ogni tipo di playlist da me compilata (scommettiamo che un posticino se lo ritaglierà pure in qualcosa a tema Halloween?), un motivo ci sarà:il pezzo è valido, eccome se è valido. Se amate Miley, lo adorerete. Se invece la Cyrus proprio non vi piace, avete due strade:o lo evitate saltandolo a piedi pari, oppure potete provare ad ascoltarlo senza pregiudizi:le probabilità che finirete per canticchiarlo, vostro malgrado, sono altissime.



THE STONE ROSES - MADE OF STONE
Sì, lo so:si tratta di un brano di qualche anno fa, di un gruppo che si è ritagliato un posto nella storia del british-rock con appena un paio di album, il primo dei quali riconosciuto da molti come capolavoro; niente di attuale, quindi. Arrivo tardi a scoprire gli Stone Roses, ma come recita il detto, "meglio tardi che mai", il bello non è solo guardare avanti, ma anche voltarsi indietro ed andare a scovare ciò che in precedenza ci era sfuggito. Il primo disco del gruppo di Ian Brown è davvero un gioiellino con dei classici senza tempo, e "Made of stone" è senz'altro uno degli episodi più riusciti. La vena malinconica del testo (amo in particolare il ritornello, in cui Brown canta "Don't these times fill your eyes? When the streets are cold and lonely, and the cars they burn below me...Are you all alone? Are you made of stone?"), va in netto contrasto con l'atmosfera sonora leggera e solare, evidentemente ispirata da certe composizioni dei Beatles, ma anche dei Beach Boys. Negli Stone Roses è celata la nascita del brit-pop, e non è un caso che Oasis e Blur abbiano spesso citato il gruppo tra le loro influenze.
Rimarrà, per me, una delle canzoni simbolo del viaggio a Londra di quest'anno (e non è un caso che sia di un gruppo che più inglese non si può), e per questo non poteva non mancare in questa selezione, come l'album "Stone Roses" non poteva mancare nella mia personale collezione di dischi, e qui vi rivelo un piccolo aneddoto:ho dovuto inseguire per un bel pò la ristampa in doppio vinile colorato che vedete nella foto, e che a quanto pare è diventata abbastanza rara; speravo di trovarla nel mio blitz londinese, sarebbe stato l'acquisto perfetto, ma non c'è stato nulla da fare. In ogni caso, non potevo farmela scappare, ed anche se un pò a fatica - vista la quaotazione che ha raggiunto - sono riuscito ad accaparrarmela per un prezzo (quasi) onesto.



BONUS TRACK:
DARYL HALL & JOHN OATES - MANEATER
Menzione d'onore per questo pezzo "old-style", risalente al 1982, e ripescato casualmente da un episodio specifico di una nota serie tv (il nome non ve lo dico, ma in questo post c'è un chiaro indizio: la saga è già stata nominata e parla di streghe). Conoscevo molto marginalmente la produzione di Hall & Oates, e la ricerca di questo brano in particolare mi ha dato modo di scoprire ( e riscoprire) - con un "best of" acquistato in super offerta - le canzoni più note del duo statunitense, gran parte delle quali composte e pubblicate a cavallo tra gli anni settanta e ottanta. "Maneater" non mi si è scrollata più di dosso, e quando ho iniziato a cantare tra me e me il ritornello "Oooh here she comes, watch out boy she'll chew you up, oooh here she comes, she's a maneater..." ho capito che sarebbe diventata la vera e propria outsider dell'estate. La struttura e gli arrangiamenti tipicamente dance di quegli anni, oltre alle strofe iper-melodiche accompagnate da un ritornello interpuntato da efficaci controcori (che creano un ottimo impasto sonoro soprattutto nel minuto finale) hanno di certo aiutato il brano ad entrare nelle mie grazie; ma quanto è bello andare ad individuare, ancora oggi, queste chicche risalenti a quel periodo d'oro?


Ho elencato dieci personali istantanee musicali di questa estate che sta volgendo ormai al termine. Mentre le nubi si addensano in una delle ultime afe pomeridiane, mi fermo a riflettere, ancora e se mai ce ne fosse davvero bisogno, di quanto la musica sia una costante in ogni episodio, in ogni nuovo capitolo della mia vita. 
Mi piace pensare che tra vent'anni anche solo una di queste canzoni possa riportare alla mente il ricordo di una persona, o di un particolare avvenimento di questo periodo. Del resto, ciò che scrivo serve anche a lasciare uno spunto, una scintilla, un'emozione in eredità alla mia memoria. Al resto, al rivivere ciò che è stato, a far riaffiorare un volto, o rammentare un profumo, ci pensa lei, la musica. Lo ha sempre fatto.
Lo farà ancora.

(R.D.B.)