mercoledì 23 gennaio 2019

LIVE IN CONCERT:A PERFECT CIRCLE


A PERFECT CIRCLE
ROMA, PALALOTTOMATICA 19/12/18





A far da spartiacque tra la stagione di concerti appena passata, davvero ricca di appuntamenti, e quella in arrivo (altrettanto interessante, con degli autentici mostri sacri della musica contemporanea già in programma e prenotati), si colloca in chiusura di anno questo concerto dei redivivi A Perfect Circle, in tour per promuovere il recentissimo "Eat the elephant" di cui ho già parlato tempo fa in queste pagine (per chi fosse curioso o voglia un'infarinata sull'ultimo disco, basta cliccare QUI).
L'atmosfera è elettrica all'interno del Palalottomatica, che pur non offrendo una resa sonora perfetta, è l'unico surrogato disponibile nella capitale delle grandi arene studiate apposta per i concerti e sparse per tutta Europa (una su tutte? l'o2 di Londra); se non altro, è capace di tenere gli spettatori al coperto ed al caldo in queste rigide notti invernali.
Ad accoglierci all'entrata troviamo Chelsea Wolfe, cantautrice californiana (ammettiamolo, ai più - sottoscritto compreso - sconosciuta), capace di offrire un metal fortemente orientato verso il doom, nella sua accezione più sperimentale e surreale. 
La Wolfe canta in penombra, e si fa fatica persino a scorgerla sul palco, ma la cosa, come capiremo a breve, probabilmente non è neanche voluta dall'artista americana. I brani scorrono via abbastanza gradevolmente, anche se alcuni di essi sono veramente difficili da inquadrare ad un primo ascolto. E' evidente però, come a conti fatti la sua proposta riesca a dipingere un paesaggio sonoro malato, turbato, irrequieto. Appurata la mia totale ignoranza sulla sua discografia, mi sono ripromesso quantomeno di assaggiare i suoi lavori in studio:non sono un amante del doom, nè del folk a cui sicuramente le sue sonorità devono molta ispirazione, ma è innegabile il fascino di almeno un paio di pezzi che meritano di essere ripescati per essere ascoltati in modo più attento.
Una piccola pausa, colorata dall'intervento di un "presentatore" del concerto (ce n'era bisogno?) che prima cerca di riscaldare il pubblico, e poi chiede a tutti di non utilizzare gli smarthphone per fare delle foto - a quanto pare, su precisa richiesta della band - ed ecco arrivare il grande momento della band di Maynard James Keenan e Billy Howerdel. Prima di addentrarci sul discorso prettamente musicale, è bene soffermarsi su due dettagli non di poco conto:le luci rimangono basse, bassissime. Ed il palco, sul quale si staglia il logo runico dei Circle (due mezzelune asimmetriche illuminate e poste sullo sfondo), è strutturato in modo semicircolare, attraversato da tre cilindri luminosi di diversa grandezza:su uno di questi è posizionata la batteria, su quello all'estrema sinistra la tastiera ed il synth, mentre sul centrale (ma più indietro rispetto agli altri, a dare un senso di profondità e tridimensionalità) solo un microfono, che è quello di Keenan. La voce degli A Perfect Circle si piazzerà lì, nella semi-oscurità, sul suo piedistallo luminoso che ci permetterà di individuarne solo l'ombra ed a tratti la sagoma del suo vestito blu, senza mai scendere; un effetto visivo molto suggestivo, ma che delude un pochino chi, come è anche giusto che sia, in un concerto vuole vedere entrambi i leader della band in primo piano. L'unico con libertà di azione sul palco è Howerdel, che alla fine risulterà anche il solo ad interagire con il pubblico.

Per tutta la durata del concerto è quasi frustrante non poter immortalare i suggestivi giochi di luce:del resto, la filosofia degli A Perfect Circle richiede proprio questo, e la chiave è nel testo di uno dei pezzi dell'ultimo album, "Disillusioned":"Siamo disillusi e seguiamo qualsiasi cosa luccichi". In pratica, la vista tende ad alterare le emozioni, mentre le sensazioni più vere vanno provate sulla pelle, concentrandosi sulla sostanza più che nella forma.
Il concerto si apre sulle note di "Eat the elephant", che ci immerge subito nelle atmosfere estranianti dell'ultimo lavoro da studio del gruppo. E' un inizio soft ma di grande impatto, che crea le giuste basi per quell'atmosfera intima e fuori dal tempo, fuori dalla realtà, dove la musica e l'introspezione prendono il sopravvento e ti trasportano in una nuova dimensione. Quello degli A Perfect Circle è più un concerto da ascolto, dove le sfumature sonore la fanno da padrone ed il resto è solo un contorno, ecco il perchè della scelta di rimanere in penombra e sempre in secondo piano del leader:sembra dirti "ascoltami, sono qua, non distrarti con gli occhi ma lasciati trasportare dalla musica". La già citata "Disillusioned" è il pezzo successivo, che anche sotto il profilo prettamente musicale è un perfetto esempio di ciò che la band vuole trasmettere al pubblico:io l'ho definita sin da subito come un pezzo da trip mentale e dal vivo rende alla grande l'idea, perchè le luci dei cilindri - unica fonte luminosa - si abbassano ulteriormente, lasciando che la figura del cantante  sia "proiettata" su un telo posto sul retro della sua postazione.
La setlist è ben bilanciata tra picchi di adrenalina e momenti più riflessivi, e così si passa dal classico "The hollow", alla cover di "People are people" dei Depeche Mode, che insieme ai Cure sono una delle principali ispirazioni new-wave della band, fino ad arrivare a "Rose" e "Vanishing". Arriva poi il momento di "3 Libras", tratto dallo storico "Mer de noms", che viene proposta in una veste diversa (scopriremo poi sul web che questa variante è una vera e propria versione alternativa denominata "All main courses mix"), fino ad arrivare al cuore dell'ultimo album, con "The contrarian" e lo splendido attacco sfrontato alla politica di "Talk Talk", capace di scuotere il palazzetto fino alle fondamenta;  "Hourglass" (con il suo particolarissimo countdown finale che non smetterò mai di cantare nella mia testa) ed il pachidermico ciclone sonoro di "The doomed" conquistano definitivamente il pubblico, e chiudono un poker di pezzi destinati a diventare dei cavalli di battaglia del gruppo americano. 


I dettagli di questi brani di notevole rilevanza vengono riprodotti alla perfezione ed in maniera davvero maniacale come se stesse suonando il disco:e qui, signori, si tratta di bravura sia per ciò che concerne l'interpretazione vocale, sia per il comparto musicale, davvero all'altezza, perchè le composizioni degli A Perfect Circle non sono affatto banali da riprodurre dal vivo.
Menzione a parte merita la scenografia di "Counting bodies like sheeps to the rhythm of the war drums":la sostanza non cambia, ma i cilindri iniziano ad accendersi ad intermittenza, seguendo il ritmo opprimente e pulsante della musica:creano così un effetto allucinogeno volutamente disturbante che aumenta la nostra sfera percettiva, alterandola  ed influenzandola proprio per amplificare il messaggio piuttosto duro della canzone:il titolo parla chiaro ("contando corpi come pecore al ritmo delle batterie da guerra") ed il testo è ipnotico anche solo leggendolo:
"Step away from the window, go back to sleep
Safe from pain and truth and choice and other poison devils
See, they don't give a fuck  about you like I do
Count lies like sheep, like sheep, like sheep, like sheep, like sheeps
Count bodies like sheeps, like sheeps, like sheeps, like sheeps, like sheeps..."
L'ovazione del pubblico accoglie "Judith", successo imprescindibile della discografia dei Circle, che è un preambolo alla chiusura del concerto affidata a "The package" (inedito tratto dalla raccolta "Thirteen steps") e "Delicious", anch'esso - come il brano d'apertura - tratto da "Eat the elephant":la perfetta chiusura del cerchio.
Qui Maynard finalmente parla, presenta i membri della band omettendo volutamente di menzionare il suo nome, e permette a tutti di poter finalmente recuperare qualche scatto della scenografia e portarsi a casa un ricordo fotografico di quello che è stato, senza dubbio, uno dei migliori concerti della stagione.
Sparisce subito dopo, lasciando sul palco il solo Howerdel a ringraziare commosso il pubblico romano con la promessa di tornare presto da queste parti.
Nel panorama musicale piuttosto arido degli ultimi anni, il ritorno degli A Perfect Circle è un'autentica ventata di freschezza:ben lontana dalle banalità e sempre all'avanguardia nonostante i tre lustri di silenzio, la band di KeenanHowerdel ci ha permesso di tornare a stretto contatto con la loro proposta musicale, che pur prendendo spunto da alcune produzioni dei Tool, e rimanendo a cavallo tra il post-grunge, la musica psichedelica, l'alternative e l'elettronica, resta una produzione del tutto originale, unica nel suo genere e difficilmente etichettabile.



(R.D.B.)