mercoledì 14 giugno 2017

RECENSIONE:MARILYN MANSON - THE PALE EMPEROR (2015)

MARILYN MANSON - 
THE PALE EMPEROR (2015)
LABEL : HELL ETC./COOKING VINYL
FORMAT : LIMITED EDITION 2 x PALE WHITE VINYLS







Manca ormai veramente poco al ritorno sulle scene di Marilyn Manson, uno dei personaggi più inquietanti, discussi e poliedrici degli ultimi anni; e allora, mi sono detto, tanto vale sbrigarsi a parlare di "The pale emperor" prima che la mia attenzione venga assorbita dalla nuova opera della band capitanata dall'artista il cui vero nome è Brian Warner.
Perchè soffermarmi su quest'ultimo lavoro e non su un classico come "Mechanical animals" o "Holy-Wood", o "Anti-Christ superstar"? Prima di tutto, sarebbe stato troppo semplice assegnare un voto (positivo) a quegli album, che nel bene o nel male hanno fatto la storia dell'hard-rock in salsa gotica; Inoltre, "The pale emperor" ha avuto un impatto decisivo nella carriera di Manson:è il secondo disco autoprodotto e solo distribuito da una major (neanche tanto famosa), quindi diciamo di nicchia, ed esce a tre anni di distanza dal precedente "Born villain" che non era affatto un disco da tramandare ai posteri. Anzi, era piuttosto palloso e anonimo, ed è inutile sottolineare come un secondo passo falso consecutivo avrebbe potuto nuocere alla carriera del reverendo.
E quindi, con una posta piuttosto alta in palio, cosa fa Marilyn Manson? rischia. Perchè lui è andato sempre controcorrente, perchè se ne è sempre sbattuto  delle chiacchiere e delle critiche, e perchè (furbo) ha sempre saputo che il suo zoccolo duro di fans non lo avrebbe comunque tradito.
Rischia, quindi, e vince alla grande con un album lontano dagli esordi sfrenati e trash, meno rockettaro e punk, meno pesante e più ascoltabile, vagamente pop ma tremendamente decadente e sinistro. E così facendo torna a catalizzare l'attenzione su di sè inanellando una serie di brani validi come non se ne trovavano da almeno un decennio nelle sue produzioni. Infatti "The golden age of grotesque" del 2003, "Eat me drink me" del 2007, "The high end of low" del 2009 e il già citato "Born villain" del 2012, avevano tutti un comune denominatore:1 o 2 brani  notevoli (quasi sempre i singoli estratti) e poi il nulla o quasi. "The pale emperor" è invece, finalmente, un album completo, carico e bello davvero dall'inizio alla fine. 
Prendiamo l'opening "Killing strangers", che non a caso è stata piazzata come incipit dell'opera:è un'apertura malata e inquietante, con una chitarra country supportata dall'incedere lento  e prepotente della batteria; un pachiderma al rallentatore che aggredisce le casse creando un'atmosfera disturbata che (si scoprirà andando avanti canzone dopo canzone) pervaderà poi tutto il disco. 
Per il rock scatenato nel tipico stile del Reverendo, bisogna aspettare l'attacco del secondo brano in scaletta, "Deep six":già dai primi secondi si capisce che la produzione del disco è superlativa, il sound cristallino e pulito con tutti gli strumenti bilanciati, sui quali domina la caratteristica e inimitabile voce di Manson; "Deep six" ricorda molto da vicino episodi precedenti della discografia mansoniana, su tutti "Rock is dead" e "Astonishing panorama of the endtimes"; è quasi un omaggio a quei successi, ma è in questo contesto che l'androgino artista si ritrova a meraviglia, perchè è il suo terreno abituale:
"You wanna know what Zeus said to Narcissus
You'd betta watch yourself
You wanna know what Zeus said to Narcissus
You'd better watch yourself
You'd better watch yourself

It's like a stranger had a key, 
Came inside of my mind
And moved all my things around
He didn't know snakes can hear the prey
Can't try to break the psyche down...
"
Il testo è chiaramente un'autoaccusa su un periodo di confusione (musicale) che Manson deve aver attraversato, non per sua colpa; quando dice "è come se qualcuno avesse trovato la chiave per entrare nella mia mente e spostare tutte le cose che ha trovato", i "serpenti" nella sua mente - croce e delizia del personaggio - lo hanno sbattuto fuori senza permettergli tale profanazione. La citazione di Zeus che disse a Narciso "guardati da te stesso" può essere un richiamo voluto alla libertà di espressione che lui si è ritagliato a fatica nel tempo:abbattendo numerose barriere linguistiche e culturali, creando un soggetto poco morale e assai discutibile, sempre estremo e dissacrante, ha sì abbattuto determinati dogmi, ma ha rischiato di perdere l'essenza stessa del suo essere anticonformista concedendosi forse troppo al volere dei media, che tendono a pilotare le scelte artistiche o in qualche modo ad influenzarle. In un contesto del genere, solo tu puoi essere il nemico di te stesso:con "Deep six" Manson sembra aver messo a fuoco la deviazione di percorso che lo aveva relegato ai margini della musica mainstream con i lavori precedenti, e si riappropria dell'anima del personaggio creato anni fa, in una versione ripulita e solo in apparenza più ordinaria.
La decadente "Third day of a seventh binge" è un mid-tempo accompagnato da schitarrate da antologia, tanto semplici quanto efficaci, che ricordano chiaramente lo stile degli Smashing Punpkins (non a caso il Reverendo ha voluto Billy Corgan al suo fianco per suonarla dal vivo nel 2015 al Camden Palace Theatre di Londra); il ritornello è costruito su un mugugno prolungato ed incisivo, che si unisce alla musica diventando esso stesso strumento al pari di una tastiera. Dato in pasto ai fans e alle radio un mese prima dell'uscita del disco, "Third day" è probabilmente uno dei pezzi più belli dell'intero disco, e senza dubbio quello dal più forte appeal commerciale; segue a ruota "The mephistopheles of Los Angeles", altro passaggio riuscitissimo, con chitarre distorte e sfumate in un eco che offre all'insieme una sfumatura nebbiosa e decadente. Il testo è ancora una volta introspettivo, narra di come egli si senta solo come un eretico, cita Lazzaro e lascia intendere i suoi dubbi sulla possibilità di aprirsi "visto che sono già stato aperto abbastanza":
"I don't know if I can open up
I've been opened enough
I don't know if I can open up
I'm not a birthday present
I'm aggressive regressive
The past is over
And passive scenes so pathetic
I was fated, faithful, fatal
I was fated, faithful, fatal
I feel sole and alone like a heretic
Ready to meet my maker
I feel sole and alone like a heretic
I'm ready to meet my maker
Lazarus has got no dirt on me
Lazarus has got no dirt on me
And I'll rise every danger
I'm the Mephistopheles of Los Angeles
Of Los Angeles...
"
E' chiaro come il Reverendo si sia veramente sentito braccato e manovrato; nonostante ciò, si definisce un predestinato, letale e nefasto, addirittura "aggressivo-regressivo"; e con tale irriverenza arriva ad accostarsi a Lazzaro per essere tornato e autoproclamarsi il mefistofele di Los Angeles.
"Warship my wreck" è un pezzo piuttosto elaborato e complesso, meno digeribile degli altri. Lavorato molto sulle tastiere, esplode con una scarica elettrica di basso e chitarre per chiudere con dei cupi e minacciosi rintocchi di piano (o tastiere) prima di lasciare spazio all'ennesima frustata di energia. 
Il brano si chiude definitivamente con un cantato quasi a cappella, e richiede numerosi ascolti per essere assimilato; vale comunque la pena perderci tempo per poi apprezzarlo appieno.
"Slaves only dream to be king", invece, non è niente di che:per carità, è stile Manson in tutto e per tutto, ma nella sua versione più confusionaria ed alternativa che a me non fa impazzire. Un pò di sperimentazione è comunque apprezzabile, e credo che con questa proposta il Reverendo abbia cercato di trovare un sound con soluzioni più innovative:la melodia è anche ben costruita e il ritmo a tratti incalzante, ma non è quel tipo di brano che andrei a riascoltare una volta messo il disco sul piatto. Semmai, questo lo farei molto volentieri per la successiva "The devil beneath my feet" perchè è un pò il riepilogo di quel che è questo "Pale Emperor", dove la potenza della batteria e dell'anima metal-gotica del lavoro viene fuori in tutto il suo splendore; il giro di basso accompagnato dal cantato di Manson (cattivo al punto giusto) si assembla con efficacia alle ormai onnipresenti chitarre sfumate. Le due dissolvenze musicali, in cui gli strumenti quasi spariscono del tutto lasciando o solo le tastiere o solo la batteria ad accompagnare il canto minaccioso, sono pause agghiaccianti e splendidamente eseguite che, oltre a nobilitare il brano, lo portano a contendere la palma di migliore del lotto a "Third day".
L'ascolto risulta quasi sempre piacevole e ti spinge ad andare avanti senza momenti di noia:questo è senz'altro un grande punto a favore per l'album, che però con "Birds of hell awaiting" cambia momentaneamente registro; il pezzo ha delle fortissime sfumature country e mentre in alcuni frangenti sembra il seguito di "The dope show" con numerosi orpelli e arrangiamenti più elaborati, in altri assume le caratteristiche di una versione edulcorata e appesantita di quel rock tipico dell'America motociclistica, quella delle Harley e delle strade sconfinate che poco si addice allo stile mansoniano. Tirando le somme, il brano risulta un pò impiastricciato e troppo elaborato anche se calza alla perfezione nella scaletta, perchè riesce a mantenere un minimo di aria malsana che diventa un ponte necessario per arrivare a "Cupid carries a gun", altro highlight dell'album.
"Cupid" è ben strutturato e dosato con maestrìa e saggezza, e presenta numerosi richiami ai successi passati del Reverendo senza autocitarsi troppo; il sound torna ad essere decisamente sinistro, angosciante, ed è la stoccata definitiva che rende il giudizio di questo disco più che positivo. La conclusiva "Odds of even" infatti, non aggiunge nulla a quanto già ascoltato, e semmai riconferma l'atmosfera infetta di tutta l'opera, che viene accentuata e rimarcata dalle 3 inquietanti litografie che sono incluse all'interno della copertina (raffiguranti immagini astratte in bianco e nero). Ad impreziosire il tutto, oltre agli splendidi vinili bianchi, trovano posto ben 3 bis di notevole fattura:"Fated,faitful,fatal" è una riproposizione acustica di "Mephistopheles",  "Day 3" la versione light di "Third day" ed ascoltarle in questa nuova veste, seppur spoglia, ci permette di assaporare le stesse atmosfere conturbanti in modo diverso, ma pur sempre penetrante e significativo.
La terza bonus track, "Fall of the house of death" è invece una versione lenta di "Odds of even", dove ricompaiono quelle tastiere cimiteriali e agghiaccianti che spesso si sono affacciate ad accompagnare svariati brani di questo "Pale emperor". 
Ora, molti potranno dire:Marilyn Manson non scandalizza più, si è ammorbidito, non è più dissacrante come una volta. Vero, ma vi siete resi conto che sono passati 25 anni da "Portrait of an american family"? Prima - e siamo proprio al limite - qualcosa su cui battere chiodo per scandalizzare la gente si trovava ancora, e Manson è stato abile e sfruttarlo. Oggi le cose sono cambiate, ed è rimasto ben poco su cui far leva:se si cerca di turbare l'immaginario dell'ascoltatore a tutti i costi, il rischio è quello di autocaricaturizzarsi e rendersi ridicolo, quindi Manson ha dato prova di intelligenza e capacità artistica poco comuni:ha dato alle stampe un lavoro più che buono (finalmente) senza eccedere nei proclami e nei gesti eclatanti, ma cospargendolo di una lieve aura inquietante che permane dall'inizio fino alla fine dell'ascolto. Ha giocato su terreni a lui consoni con finezza ed argume, ispirandosi ai suoi lavori precedenti e aggiungendo un tocco ancor più cupo (da cui traggono origine i migliori lavori di Bauhaus e Tom Waits) e cercando di instillare nell'ascoltatore un senso di disagio crescente man mano che l'album va avanti; è questa la chiave di "The pale emperor" a mio avviso, tant'è che per il sottoscritto l'effetto è stato molto incisivo. 
Certo, il lavoro che è in arrivo tra poche settimane dovrà confermare la ritrovata verve del Reverendo, nella speranza che non torni pallida (pale) e che lui riconfermi il suo status di "imperatore" (emperor) del rock gotico. Il personaggio è discutibile, può piacere o non piacere; ma qui si parla di musica, e per quanto mi riguarda,se vi piace il rock, questo disco almeno un ascolto lo merita tutto. (R.D.B.)


VOTO : 8/10
BEST TRACKS : "THIRD DAY OF A SEVENTH BINGE", "THE MEPHISTOPHELES OF LOS ANGELES", "CUPID CARRIES A GUN", "DEEP SIX", "THE DEVIL BENEATH MY FEET"




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