giovedì 12 luglio 2018

RICORDI DI UNA NOTTE DI MEZZA ESTATE: IL FESTIVALBAR NEGLI ANNI 90 (e dintorni)

RICORDI DI UNA NOTTE DI MEZZA ESTATE:
IL FESTIVALBAR NEGLI ANNI 90
(e dintorni)




Stanotte ho sognato che il Festivalbar sarebbe tornato. 
La prima edizione di un ritorno tanto sperato, agognato negli ultimi anni in cui la mia generazione si è sentita un pò orfana, abbandonata dalla manifestazione canora ideata da Vittorio Salvetti.
Ah, quanti ricordi sono legati al Festivalbar! 
Era la colonna sonora di ogni nostra estate. Ogni settimana si alternavano su quel palco dell'arena di Verona (e successivamente anche nelle piazze di altre città) i migliori artisti del momento, in una simil-gara in cui si premiava il tormentone estivo dell'anno in corso.
Ci dicevano che la canzone vincitrice era quella più gettonata nei juke-box delle località estive. E poco importava, all'epoca, andare a capire come veniva effettuato questo calcolo:era palese che, forse (forse, eh?), la scelta era piuttosto nazionalistica (il premio principale andava sempre ad un'artista italiano) e chiaramente pilotata dalle case discografiche. Ma a noi non fregava un cazzo di tutto ciò:ci piaceva, e tanto bastava.
Già, i juke-box; bellissimi aggeggi che ormai si trovano solo nei negozi vintage, e che sono ormai considerati oggetti di antiquariato. Contenevano un centinaio di 45 giri impignati uno sull'altro, che venivano "pescati" in base alla richiesta e piazzati su un braccio mobile con una puntina:una specie di giradischi "volante", spettacolare ritrovato tecnologico agli occhi della nostra generazione, quella dei cornetti Algida e delle schede telefoniche.
Tu ti piazzavi lì davanti a quel mobile tutto illuminato, leggevi i titoli dei dischi contenuti nella macchina su quelle striscette colorate, sceglievi la tua canzone preferita o quella che ti ispirava di più l'ascolto nel momento che stavi vivendo, inserivi la monetina e la magia iniziava.
Tutte le persone nel locale potevano sentire il brano scelto da te, e tu lì in mezzo alla gente, fiero, ne canticchiavi le parole.
Dicevamo:il Festivalbar. Era una manifestazione registrata qualche giorno prima della messa in onda, che si svolgeva dal vivo di fronte ad un pubblico immenso, e veniva trasmessa su Italia 1 ogni settimana, da giugno a settembre. Ci svelava ogni anno quali erano i successi dell'estate, ma più di ogni altra cosa ci permetteva di vedere dal vivo, ed in tv, quasi tutti gli artisti più in voga all'opera, tutti in una serata e tutti sullo stesso palco:pura fantascienza. 
Era meraviglioso dare un'immagine alle sette note che all'epoca vivevano solo in radio ed a livello visivo esclusivamente su MTV, nei videoclip troppo spesso artefatti e studiati a tavolino.
Nella manifestazione, tutti cantavano in playback; ebbene, a noi non fregava nulla neanche di quello, stavamo lì davanti al tubo catodico (altro marchingegno obsoleto, ma "magico" ai nostri occhi adolescenziali) a cantare, a passare una serata piacevole in trepidante attesa che la tua "Lemon tree" o il tuo "Falco a metà" venisse intonato (ehm...presentato, diciamo così) dai Fool's Garden o dal primissimo Grignani.
Cosa ci resta di quegli anni, se non qualche registrazione su delle vhs ormai inservibili?
Qualcosa c'è, ed è una testimonianza "fisica" e tangibile di quelle notti:il Festivalbar, infatti, ad inizio giugno riempiva gli scaffali dei negozi di dischi con le sue compilation, che puntualmente si andavano a piazzare ai primissimi posti della classifica italiana di TV Sorrisi e Canzoni (ennesimo pezzo di storia; che ne sapete voi, generazione di smartphone e di Spotify?).
E così quello che negli anni settanta ed ottanta era il classico vinile, si è evoluto trasformandosi in doppio cd, che a metà degli anni novanta è diventato addirittura quadruplo:compilation blu e compilation rossa, con i brani clou equamente sparsi per fartele comprare entrambe, fino a giungere all'ultimissimo periodo, in cui la doppia raccolta è stata accompagnata da una terza uscita (Il "Festivalbar Latino", dettato dalla moda della latin music che per un decennio ha dominato gli ascolti estivi). La pubblicazione dei dischi era un vero e proprio evento, perchè lì non sbagliavi mai:oltre al tuo artista preferito, sicuramente ti portavi a casa la canzone che quell'estate suonava ovunque, nelle discoteche, nei lidi, nei bar, nelle radio. Non acquistavi solo un disco-minestrone, impersonale e sconclusionato come tante compilation di oggi; ma ti portavi a casa anche una cartolina ricordo delle tue vacanze in musica.
Questo era ciò che significava la parola "Festivalbar" all'epoca.
Basta uno sguardo alle foto che vedete qui a fianco:quanti di voi hanno avuto almeno una volta tra le mani uno di questi cd? 
La parata di artisti era pazzesca, la scelta spaziava un pò in tutti i generi, e farebbe la sua sporca figura anche oggi. Sebbene alcuni pezzi storici, anno dopo anno, mancassero (un pò perchè il successo last-minute di certi brani era imprevedibile, un pò per i soliti accordi tra case discografiche che non ne concedevano i diritti), la stragrande maggioranza dei successi di quegli anni ci sono, eccome se ci sono.
Purtroppo il materiale che ho a disposizione racchiude un arco di tempo della durata di un ventennio o poco meno; sono gli anni finali della manifestazione, ma anche quelli che ho avuto modo di vivere in prima persona:da qui l'idea di focalizzarmi sul periodo che va dal 1990 al 1999, perchè le mie conoscenze, e soprattutto i miei ricordi più vividi, sono tutti concentrati lì. Mi perdoneranno gli appassionati se non parlerò delle edizioni precedenti, o se, nel citare qualche successo, risulterò piuttosto impreciso. 
Scorrendo su internet le edizioni precedenti, noto come (andando a ritroso), successi del calibro di "Dance dance dance" di Spagna, "L'estate sta finendo" dei Righeira e "Bravi ragazzi" di Miguel Bosè siano stati i vincitori di maggior rilievo degli anni ottanta mentre la primissima edizione (datata 1964!) celebrò il successo di Bobby Solo con "Credi a me". Agli anni settanta sono legati i trionfi di Mia Martini ("Piccolo uomo" del 1972 e "Minuetto" l'anno successivo), Claudio Baglioni ("...E tu", grandissimo successo dell'estate del 1974) ed Umberto Tozzi (che con "Ti amo" dominò nel 1976).
Ma ora arriva il bello:è il momento di addentrarci - in modo rapido e conciso - negli anni dei primi cellulari (ve lo ricordate lo Star-tack della Motorola?) e dei Disc-man della Sony.

1990-1992
Le prime due edizioni del decennio successivo, le ho perse:nel 1990 trionfarono Francesco Baccini ed I Ladri di Biciclette con "Sotto questo sole", mentre l'anno successivo ad accaparrarsi la vittoria fu, sorprendentemente, un veterano come Gino Paoli che fece cantare anche i più giovani al ritmo di "Quattro amici al bar".
Quando iniziai a seguirlo, nel pieno della mia adolescenza, iniziava ad impazzare la musica dance di Radio Deejay, e nonostante il vincitore dell'edizione del 1992 fu, meritatamente, Luca Carboni con la sua "Mare mare", il vero tormentone che impazzava su tutti i litorali, nelle radio, e nelle discoteche era "Rhythm is a dancer" degli Snap!.

1993 
Dal 1993 in poi, iniziai a comprare il cd (che di solito usciva in concomitanza con la prima puntata del programma tv), e da qui la memoria inizia ad essere più nitida; quel '93 divenne l'anno de "Il battito animale" di Raf che - a sorpresa - non era però contenuto nella compilation (scelte di mercato - diciamo così - avevano fatto sì che ci finisse "Cannibali", altra canzone che dava il titolo all'album di Raf). "Batte più forte batte fino alla morte, batte pure nella musica rock" era uno dei miei passaggi preferiti, e nonostante la chiarissima allegoria sessuale - che allora non era ancora vista di buon occhio - tutti erano lì a cantarla, a "gettonarla", a ricercarla. Quell'anno, esplosero definitivamente gli 883, che dodici mesi prima si fecero conoscere con "Hanno ucciso l'uomo ragno"; a maggio lanciarono "Sei un mito", bissarono il successo con "Nord Sud Ovest Est", ed il loro cd si rivelò essere il best seller assoluto dell'estate in corso. Ma la concorrenza era stata spietata:e non tanto tra gli italiani, dove Gianna Nannini coadiuvata da un ancora acerbo Jovanotti aveva lanciato in orbita "Radio baccano", un esordiente Samuele Bersani presentava "Chicco e Spillo", e Gianni Morandi lanciava quello che poi sarebbe divenuto l'ennesimo classico della sua carriera, "Banane e lamponi". La musica straniera, ancora una volta, tirò fuori dei veri e propri assi nella manica:mentre i primi caldi estivi venivano allietati da "Would I lie to you" di Charles & Eddie (duo simpaticissimo che non riuscì mai più a bissare il successo di quella canzone), tra luglio ed agosto la battaglia si fece feroce tra "What is love" di Haddaway e gli Ace of Base, che si presentarono con il loro singolo d'esordio "All that she wants" (che qualche mese dopo, divenne una hit mondiale). 

1994
Nel 1994 fu Umberto Tozzi a portarsi a casa il premio (con il successo "Io muoio di te"), ma ancora una volta lo specchio di quell'estate è racchiuso in ben altri pezzi:intanto, "Serenata rap" di Jovanotti, che stava iniziando il suo periodo d'oro da dominatore delle classifiche italiane con i vari cd "Lorenzo"; anche Miguel Bosè trovò un inaspettato rilancio con "Se tu non torni", ma in quegli anni la musica leggera era perdente su tutti i fronti:l'estate era ad appannaggio della dance, che era ormai esplosa e padrona degli ascolti e dei gusti della generazione di adolescenti dell'epoca.
E così "The rhythm of the night" di Corona divenne un successo dilagante in tutta la penisola, dalle Alpi alle coste pugliesi, seguita poi da "Think about the way" di Ice Mc, da "Right in the night" dei Jam & Spoon e da "Move on baby" dei Cappella. Faccio fatica a ricordare giornate di quell'estate senza aver ascoltato da qualche parte almeno uno di questi pezzi da discoteca, perchè erano davvero ovunque. Quello divenne un filone che molti usarono da traino per i successi a venire:tutta musica "usa e getta", sia ben chiaro, ma se a distanza di due decenni mentre state leggendo questi titoli state canticchiando, beh, capirete la differenza di levatura con la musica attuale.

1995
Il 1995 vide gli 883 finalmente protagonisti con "Tieni il tempo", che insieme a "Io per lei" di Pino Daniele ed allo splendido esordio di Gianluca Grignani (già reduce da Sanremo con "Destinazione paradiso", qui con "Falco a metà"), riuscì a tenere alta la testa delle proposte italiane. La presenza di Gianluca Grignani al Festivalbar, in particolar modo, fece discutere molto ed evidenziò la polemica del cantante nei confronti della manifestazione:lui voleva cantare dal vivo, ma venne obbligato ad usare il playback. Grignani si rifiutò di seguire il labiale della canzone durante la performance, si presentò chiaramente ubriaco e si lanciò in mezzo al pubblico creando non pochi problemi agli agenti di sicurezza, per poi abbandonare il palco prima che la canzone terminasse. Quanto ci fosse di costruito in tutto ciò, non ci è dato saperlo:in ogni caso, la sceneggiata portò non poca pubblicità al cantante, trascinando ulteriormente le vendite già altissime del cd e donandogli lo status di "artista maledetto", controcorrente e trasgressivo.
L'armata straniera? beh, intanto vi basti sapere che degli ancora sconosciuti Cranberries si affacciararono sul palco con "Zombie", che di lì a pochi mesi sarebbe diventata una hit di proporzioni colossali. Corona provò ad inanellare un clamoroso bis con "Baby Baby", mentre Billie Ray Martin lanciò "Your loving arms"; a sbaragliare tutto e tutti, però, ci pensò Todd Terry con il suo azzeccatissimo remix di "Missing" degli Everything But The Girl. "And I miss you, like the desert miss the rain" fu il ritornello dell'anno, e per quanto gli 883 fossero lanciatissimi, il premio (virtuale) di tormentone, quell'estate, se lo prese proprio "Missing", senza se e senza ma.
I successi, quell'estate, furono così tanti che la sola compilation doppia non riuscì a prevederli:verso la fine di luglio esplose nelle discoteche di tutti i litorali un altro pezzo dance, "Hideway" di De'Lacy (che mi colpì sin dall'inizio, e che mi impegnò non poco per scoprirne nome e titolo, in un'epoca dove si viveva solo di giornali specializzati, senza internet e senza wikipedia). A ruota seguirono anche "Gam Gam" del duo di DJ Mauro Pilato e Max Monti e "The mountaing of king" di Digital Boy, un trittico che garantiva salti sfrenati sulle piste da ballo. Anche il riscontro di vendite degli album venne un pò trascurato, un pò per scelta ed un pò per l'impossibilità di portare sul palco della manifestazione canora due grandissimi artisti che si contesero i primi posti un pò in tutto il mondo, e non solo in Italia:Michael Jackson, fresco di lancio del celebrativo "HIStory, past present and future, Book I", ed i Pink Floyd, che avevano appena pubblicato "Pulse", un nuovo disco dal vivo.

1996
Il 1996 è stato, a mio avviso, il miglior anno del Festivalbar. Intanto la compilation iniziò a sbrogliare le schermaglie tra case discografiche, e divenne ancor più mirata, e per questo più di qualità.
E poi le proposte musicali -  soprattutto straniere - furono più bilanciate:non solo dance, quindi, ma anche pop di ottima fattura. 
E così mentre Alexia con la sua "Summer is crazy" faceva ballare nelle discoteche, nelle radio e sotto gli ombrelloni si ascoltava a ripetizione "Lemon tree" dei Fool's Garden (dai, cantiamola insieme:"I wonder how, I wonder why, Yesterday you told me 'bout the blue blue sky And all that I can see is just a yellow lemon tree...". "Lemon tree" aveva tutti i crismi del vero tormentone estivo, spensierato ed allegrotto quanto vi pare, ma di ottima fattura e per niente banale, anche sotto il profilo delle lyrics:trasmetteva spensieratezza ed allegria, e grazie alla sua melodia semplice ed orecchiabile, era un pezzo predestinato al riscontro positivo del grande pubblico. C'era poi anche "Strangeworld" di che era un pezzo stupendo, a cui io sono rimasto particolarmente legato e che mi piace ancor oggi ripescare in qualche playlist; la voce di , cantante androgino e misterioso era veramente notevole, ed è un peccato che, alla resa dei conti, anche lui si rivelò un "one-hit wonder". Non posso dimenticare neanche "Someday" dei Michael Learns To Rock (ma che fine hanno fatto pure questi?) che si lasciava intonare che era una bellezza, ed era perfetta per una serata in spiaggia a pomiciare sul lettino con una nuova fiamma. 
La musica dance ne uscì un pò più ridimensionata dopo la scorpacciata degli anni passati:quell'anno si limitò a piazzare "The colour inside" dei Ti.Pi.Cal in cima alle preferenze dei dischi da piazzare sui piatti dai dj. A fare la voce grossa fu anche la musica leggera italiana:con le parole:"Senti qua, 1996! J Ax e DJ Jad ancora insieme...E siamo tornati...E allora?...Muoviti tranqi funky slega i legamenti col tranqi funky segui i movimenti tranqi funky e le vibrazioni del tranqi funky..." gli Articolo 31 finirono sulla bocca di tutti dopo essersi già fatti conoscere con "Ohi Maria", Massimo Di Cataldo provava a bissare il successo di Sanremo con il pezzo strappalacrime "Con il cuore", mentre Ron si lanciava in un'azzardata cover di "You" dei Ten Sharp (altro successo "da spiaggia", romantico e toccante, di qualche anno prima) intitolata "Ferite e lacrime"; Umberto Tozzi inondava l'etere con "Il grido", splendido pezzo di denuncia sociale, e sulla scena si affacciava con successo crescente Nek (che presentò al festival "Sei grande"). Ma a mettere tutti in riga, arrivò Eros Ramazzotti, lui sì vero ed incontrastato padrone di quell'estate:"Più bella cosa" fu il singolo trainante capace di spopolare ovunque, seguito a ruota da "Stella gemella", secondo pezzo tratto dal long-play "Dove c'è musica" che gli valse anche il premio come miglior album dell'anno. 
Ricordo benissimo che quel disco resistette svariate settimane al primo posto in classifica, tanto da chiedermi chi avrebbe realizzato l'impresa di scalzarlo dalla vetta.
Ci riuscirono, dopo circa quattro mesi e per una settimana ciascuno, tre mostri sacri della musica italiana:prima Francesco De Gregori (l'album era "Prendere o lasciare"), poi Lucio Dalla con "Canzoni", ed infine Fabrizio De Andrè.

1997
Il 1997 invece, non fu un anno particolarmente ricco, ed iniziò a segnare un declino lento ma inesorabile per la manifestazione:a vincere fu Pino Daniele con "Che male c'è", che non è una delle canzoni più belle del suo repertorio, anche per assenza di grossi concorrenti; eppure quell'anno ci portò in dote i No Doubt (che presentarono "Don't speak"), gli Skunk Anansie ("Hedonism") e le Spice Girls (che avevano però già imperversato abbastanza nelle radio con "Wanna be" e "Say you'll be there"). A differenza degli altri anni, qui entrarono in gioco volti nuovi che (a parte le Spice Girls) ancora oggi fanno parte della scena musicale, e che hanno costruito una grande carriera alle loro spalle. Ciò che il Festivalbar però, non prese in considerazione, quell'anno, è il grandissimo successo che ottenne un altro brano che monopolizzò la classifica italiana dei singoli per tutta l'estate, e che nel mio immaginario è rimasta come una delle canzoni simbolo di quel periodo:"I'll be missing you" di Puff Daddy insieme a Faith Evans:nel corso dei mesi precedenti, si era infatti accesa la faida tutta americana tra rappers della East coast e della West coast. La guerriglia coinvolse sia 2Pac che Notorius B.I.G., togliendo al panorama musicale due delle stelle del rap in pochissimo tempo. "I'll be missing you" era la canzone tributo di Puff Daddy al suo amico Notorius, costruita su un geniale campionamento di "Every breath you take" dei Police, che contribuì non poco a lanciare in orbita il brano, sfruttando anche il fattore emozionale per la scomparsa dell'artista. 

1998
Dal 1998 in poi la proposta discografica, come già anticipato sopra, si ampliò con una doppia compilation, una rossa ed una blu (distinzione data, ovviamente, dal colore della copertina). Quell'anno, padrone incontrastato della manifestazione fu Vasco Rossi con la sua "Io no". Meritevoli di attenzione, a parte l'esordiente Elisa (che presentò "Labyrinth") ed un Renato Zero in splendida forma con "Cercami", solo gli stranieri:la nuova sensazione del brit-pop inglese, i Verve, con un pezzo meraviglioso che si chiamava "Sonnet" e che tutt'oggi mi piace andare a ripescare (insieme al loro capolavoro "The drugs don't work"), i Lighthouse family (con la splendida "High"), oltre ad un Robbie Williams esordiente da solista; e poi Backstreet Boys, Simple Minds, Aqua (reduci dai due tormentoni invernali "Barbie girl" e "Doctor Jones") avevano tutti canzoni valide, ma non riuscirono a tenere testa alla portata enorme che ebbe il singolo di Vasco, doppiato a metà estate da "L'una per te" che diede ulteriore impulso all'album "Canzoni per me". 

1999
Il 1999 fu la prima edizione senza Vittorio Salvetti, il patron della manifestazione, deceduto diversi mesi prima. Venne condotto da Fiorello ed Alessia Marcuzzi, ed il vincitore assoluto dell'edizione fu Jovanotti con la canzone "Un raggio di sole". Personalmente, la premiazione mi lasciò un pò l'amaro in bocca:il Jovanotti melodico non mi è mai piaciuto, lo trovo piuttosto stucchevole e noioso, e preferisco di gran lunga i suoi pezzi funky e movimentati. Altri riconoscimenti andarono ad Alex Britti come rivelazione dell'anno (il brano era "Mi piaci", veramente insopportabile), Biagio Antonacci (Premio Tour, con il singolo "Iris tra le tue poesie"), Lou Bega (rivelazione straniera con "Mambo n.5") e Zucchero, a cui vennero consegnati ben 10 dischi di platino per le vendite dell'album "Blue sugar". "Promises" dei Cranberries, "Erase/Rewind" dei Cardigans, "Unforgivable sinner" di un'allora sconosciuta Lene Marlin e la super-hit "Bailamos" di Enrique Iglesias (figlio d'arte del grande Julio) erano tutti pezzi di spessore, e di gran lunga superiori alla sciocca filastrocca di Lou Bega, altro personaggio da "one-shot" che oggi potete ritrovare sulle spiagge di Copacabana a fare le grattachecche.

2000-2008
Raggruppo, in chiusura, ben otto edizioni di Festivalbar. Sono, questi, anni in cui ho continuato a seguirlo, ma che per una ragione o per l'altra - come già accennato sopra - mi hanno lasciato la netta sensazione che lo show, imbastito e portato avanti con ottimi risultati dal figlio di Salvetti, avesse perso un pò del suo tocco magico. Forse io ero già più cresciuto, o può darsi che la musica stesse già cambiando; eppure andando a vedere i vincitori, edizione dopo edizione, sulla carta si potrebbe avere l'impressione contraria. Dal 2000 al 2008 a dominare il panorama italiano sono stati principalmente due artisti:Vasco Rossi e Ligabue. Ma sono anche stati gli anni del lancio dei Lunapop di Cesare Cremonini, che riscossero un notevole successo con "Qualcosa di grande" (senza tralasciare la precedente "50 Special" e la successiva "Un giorno migliore", tutte canzoni estratte come singoli dal fortunatissimo "Squerez...?"). 
E come non poter nominare anche "Infinito" di Raf, e "Il grande baboomba" di Zucchero, rispettivamente tormetoni del 2002 e del 2004? Il 2005 fu l'anno della consacrazione definitiva di Nek con "Lascia che io sia", mentre l'ultima edizione in assoluto del festival dell'estate consegnò la statuetta a Giuliano Sangiorgi ed ai suoi Negramaro per "Parlami d'amore". 
Sono mancati un pò gli stranieri:scorrendo le tracklist dei cd in mio possesso, trovo ben pochi brani da tramandare ai posteri:"Monsoon" dei Tokyo Hotel (eh lo so, non è che sia tutto questo granchè, ma lasciatemi continuare), "It's my life" di Bon Jovi, che si avvicinò clamorosamente a raggiungere lo status di tormentone, mancandolo per un soffio (cosa inusuale per un pezzo apertamente rock, seppur radio-friendly), ed "Asereje" delle Las Ketchup (altre meteore bell'e buone, che però nel 2002 fecero letteralmente impazzire gruppi e gruppi di persone con quel balletto divertente e sconclusionato).
Nel 2001 la "vera" canzone dell'estate fu "Another chance" di Roger Sanchez, un pezzo dance melodico costruito sul campionamento di una strofa di "I won't hold you back" dei Toto, ma anche quello fu uno di quei pezzi che il Festivalbar, per motivi oscuri, non prese neanche in considerazione se non nella puntata della finalissima (dove, evidentemente, era ormai impossibile ignorarlo).
E poi? poco altro di rilevante:questo avveniva nonostante la selezione di artisti fosse stata altisonante, almeno per le prime edizioni del nuovo millennio:Depeche Mode, Anastacia, Gorillaz, Bryan Adams, Jennifer Lopez, e Lenny Kravitz si alternarono sul palco (divenuto ormai itinerante in alcune piazze d'Italia), ognuno con brani più o meno fortunati. La sensazione (parere personale, tutto mio) è che con il passare degli anni la musica al di fuori dei nostri confini e non solo (quella espressamente commerciale, s'intende) si sia mano a mano sbiadita:sfido chiunque stia leggendo a dare uno sguardo ai cantanti e gruppi stranieri presenti sulle copertine degli ultimi tre anni (quelli dal 2005 al 2007) ed a ricordarne le hit lanciate nel periodo estivo.
La musica sì, stava cambiando:erano scomparsi i juke-box, per dirne una, rimpiazzati solo in alcuni casi da strane macchine molto meno "intime" che presentavano dei cd su dei pannelli rotanti, e stava cambiando anche il modo di consumare la musica; il Festivalbar, forse, in questi repentini cambiamenti non è riuscito a rimanere al passo con i tempi, e per questo è come se fosse andato un pò fuori giri fino all'inesorabile, ed amara, chiusura.

Perdonatemi se, in qualche frangente, vi sarò sembrato un pò superficiale o poco preciso; partite dal presupposto che questo articolo dedicato al revival estivo di un ventennio-chiave della mia generazione, racchiude un universo di chiacchiere che avrebbero potuto occupare un altro migliaio di righe, ed il rischio di sembrare pedante e noioso era palpabile. 
Se sono riuscito a farvi ricordare delle canzoni che avevate tenuto nascoste in qualche cassetto della memoria, e vi ho aiutato a canticchiarle con gli occhi pieni di malinconia, posso considerarmi soddisfatto. Penso che i titoli snocciolati siano comunque esaustivi e diano un'idea chiara di quanto la musica di allora fosse diversa, più sensata e meno artefatta di quella in circolo ora, tempestata da tanti artisti (?) che spuntano fuori dai talent show.
Le canzoni che ho citato sopra, nel bene o nel male sono rimaste nel cuore di tanta gente come me.
Quelle di oggi, saranno capaci di farsi ricordare a distanza di decenni, tra un sorriso ed un aneddoto da raccontare relativo agli anni in cui sono state pubblicate? Ne dubito.

Ho sognato, quindi, il grande ritorno del Festivalbar, con tanto di doppio cd bicolore, datato 2018.
Ed ero eccitato all'idea di scoprire quali sarebbero stati i tormentoni di quest'estate, e quale tra quei brani mi avrebbe fatto cantare a squarciagola in una notte sulla spiaggia con gli amici di sempre, quale avrebbe fatto da sottofondo al primo bacio di un nuovo, fugace amore, e quale sarebbe rimasto nel cuore negli anni, in ricordo di un periodo spensierato e magico, seppur spesso troppo breve.
Poi mi sono svegliato. Ed ho realizzato che sono passati tanti anni, che quei tempi forse sono andati via per sempre, perchè tutto ciò che ricordo di quelle estati, oggi, lo vedo con gli occhi malinconici di un ragazzo un pò troppo cresciuto. Occhi da adulto.
La musica aveva un altro significato allora, la trepidante attesa di vedere il tuo artista preferito su un palco, in tv ed in prima serata, oggi non c'è più. Ci sono internet, youtube, l'i-pod, l'i-pad ed altre tremila diavolerie che con due click ti fanno vedere quello che ti pare, ascoltare tutte le canzoni che vuoi e gustarti interi concerti dal vivo stando seduto su una sedia. Bah. 
Io non li invidio i ragazzi di oggi. 
Perchè non sanno cosa si sono persi. 
Quello che per noi era un evento, per loro sarebbe una cosa troppo normale, che passerebbe inosservata.
E allora, è meglio che il Festivalbar non torni più. 
Noi bambini cresciuti, però, teniamocelo stretto tra i ricordi della nostra gioventù, come una fotografia che andiamo a ripescare in un album che non guardavamo da tempo, o un odore che ci ricorda la nostra adolescenza; sono i ricordi che nascondono sempre un sorriso, quelli che fanno parte di noi ed hanno lasciato una traccia della nostra esistenza. 
Sarà sempre bello tornare a pensare a quelle nottate di ferragosto passate in spiaggia, tra una risata, una partita ad "Uno" ed un bicchierino di troppo. Sarà sempre emozionante ripercorrere quelle "notti magiche inseguendo un gol", e quelle serate passate al bar, a giocare a Street fighter II o con il Game Boy ed il suo maledettissimo Tetris, seduti vicino agli amici di sempre, con la carta di un gelato Sammontana appena finito sul tavolo. Sarà, ancora di più, meraviglioso raccontare di quegli anni d'oro del grande Real, gli anni di Happy Days e di Ralph Malph, gli anni del "qualsiasi cosa fai", gli anni del "tranquillo siam qui noi". 
Erano, quelli, anche gli anni di Italia 1, e del "chi vincerà il Festivalbar?".

(R.D.B.)



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