domenica 4 novembre 2018

LIVE IN CONCERT:TARJA + STRATOVARIUS

TARJA + STRATOVARIUS
"A NORDIC SYMPHONY '18" TOUR
ROMA, ORION CLUB 16/10/18




In una cornice inaspettatamente piccolina come quella offerta dall'Orion club di Ciampino, arriva in pieno autunno una ventata di metal nordico direttamente dalla Finlandia:Tarja Turunen (ex-leader dei Nightwish, ora solista già da diversi anni) ed i mitici Stratovarius hanno dato vita ad una serata memorabile per gli amanti del metal classico e sinfonico.
Si diceva, posto piccolino ed anche poca gente (300 persone sì e no), cosa che se da un lato può essere vantaggiosa (non c'era troppa folla a spingere, e ci si poteva facilmente avvicinare al palco o vedere il concerto in posizione centrale) dall'altra lascia riflettere:sia la cantante che il gruppo finlandese, fino a qualche anno fa, avrebbero richiamato una folla dieci volte più grande; è evidente come Tarja Turunen veleggi ancora in una proposta ritenuta "di nicchia" (mentre con i Nightwish dell'era "Once" si riempivano le arene), mentre gli Stratovarius, orfani di uno dei più grandi geni chitarristici dell'era moderna (Timo Tolkki) abbiano perso incisività (e pubblico) con i lavori degli ultimi anni, che fanno pensare ad una parabola discendente che difficilmente potrà invertire rotta.
Eppure, l'occasione era ghiotta e non andava persa:la scaletta del concerto è stata equamente divisa in due parti, una tutta degli Stratovarius ed una tutta di Tarja, dodici canzoni a testa.
Ed il gruppo di Timo Kotipelto non ha deluso le attese:con una setlist ridotta, la band finlandese ha dato spazio ai grandi classici attresi dal pubblico, proponendo la sola "Oblivion" dalla nuova raccolta "Enigma-Intermission II", e deliziando i fan di lunga data con una performance di alto profilo. 
Il concerto si apre sulle note di "Eagleheart" e procede spedito con la classica "Forever free" tratta dal capolavoro "Visions".  A pubblico già caldo, è il turno di "Oblivion" e "Shine in the dark" (unico brano post-Tolkki insieme ad "Unbreakable" ad essere in scaletta). 

La prima vera ovazione arriva all'accenno chitarristico che introduce "Paradise", cantata successivamente a squarciagola da tutto il pubblico, ed interpretata da Kotipelto in modo davvero impeccabile.
Per la prima volta in assoluto dal vivo, i fan di lunga data hanno poi avuto modo di ascoltare la ballad "4000 rainy nights", pezzone carico di pathos e malinconico, introdotto da un meraviglioso assolo chitarristico. Subito dopo, i riflettori si spostano sul "maestro" Jens Johansson e la sua tastiera:le dita giocano e si rincorrono su un suono familiare che improvvisamente prende forma e si rivela al pubblico:è lo storico giro di note neoclassico del più grande successo della band, quella "Black Diamond" che ancora oggi fa venire la pelle d'oca; avevo già avuto modo di vedere gli Stratovarius e sentire "Black diamond" tanto tempo fa, per il "Destiny tour". Riascoltarla a distanza di quindici anni non solo mi ha riportato indietro nel tempo, ma mi ha fatto rivivere le stesse emozioni di allora:è qui che si capisce la grandezza di una canzone indimenticabile.
La suite di "Destiny" (oltre dieci minuti di grande musica), serve ad aprire un altro momento toccante, romantico ed intimista:"Forever" suona tale e quale al disco, con il pubblico che solennemente segue Kotipelto parola per parola fino a sostituirsi al frontman nel ritornello.
E', questo, un momento che garantisce così altri brividi ad un concerto che sarebbe già ben riuscito, ma che si conclude davvero alla grande con "Unbreakable" (proposta in versione originale, ma se avete qualche minuto da buttare ascoltatevi la versione orchestrale pubblicata su "Enigma"), per poi lasciare libero sfogo ai fan, letteralmente scatenati sulle note di "Hunting high and low", indimenticabile brano tratto da "Infinite", forse l'ultimo grande lavoro del gruppo finlandese.
Gli Stratovarius lasciano ben stampata nella memoria dei presenti una gloriosa cartolina dal passato, tirando fuori il meglio dall'ora a disposizione e chiudendo con l'impressione che sì, i bei tempi forse sono andati defintivamente, ma il loro posto nell'olimpo del metal moderno è ben più che meritato.
Giusto il tempo di una birra, ed è già il momento dell'attesissima Tarja, che però, come vedremo, alla resa dei conti delude un pochino le grandi aspettative per questo concerto:l'idea di incentrare molto della breve scaletta sugli ultimi due lavori rock ("The Shadow self" e "The brightest void"), oltre alla proposta di una versione particolare - ma troppo distante dall'originale - di "I walk alone" (primo singolo tratto dal bellissimo disco solista di esordio "My winter storm"), ha affossato un pochino la proposta della Turunen. Per carità, la voce meravigliosa e potente anche in sede live non si discute, come anche il carisma che l'artista finlandese emana da ogni poro, eppure qualcosa è mancato.
Per giunta, uno dei pezzi più belli tra gli ultimi lavori ("The undertaker") è stato inspiegabilmente depennato all'ultimo minuto (il foglio con la scaletta prevista era proprio davanti ai nostri occhi); inutile dire quanto ciò abbia deluso il sottoscritto.
L'aperturta con "Demons in you" e "500 letters" è stata comunque di rilievo, degno antipasto alla successiva "Falling awake" (e questa no, non poteva mancare). Da lì in poi, "Deliverance", "Calling from the wild" (comunque ottimo brano, presentato da un discorso di Tarja sulle condizioni del nostro pianeta che ancora oggi, e troppo spesso, vengono trascurate) e "Love to hate", il concerto perde un pò di incisività, e la stessa Tarja sembra avere oscurato un pò di quella genuina semplicità che aveva caratterizzato le sue performance in passato.  Anche al successiva "Diva", che vede la cantante/soprano indossare una coroncina nera, resta piatta e priva di grandissime emozioni.
Era un concerto a tema rock (e quindi sarebbe stato sciocco immaginarsi una proposta troppo soft tendente alla musica lirica, non era questa la sede adatta), ma mi sarei aspettato almeno "Never enough", o "I feel immortal", e magari un medley dei Nightwish; il cruccio più grande però, è e resterà quello riguardante "The reign", che avrei davvero voluto ascoltare con tutto il cuore.
 Tarja ha poi saputo comunque conquistare il pubblico, specie con gli ultimi due brani posti (furbescamente) in chiusura - "Victim of ritual" e la splendida "Until my last breath" - ma il sentore di aver scelto una setlist poco convincente, alla fine, è rimasto. Di certo, meriterebbe di essere rivista in una proposta più ampia, ed in una sede che le renda giustizia più del piccolo Orion, sperando che anche quella bellezza "acqua e sapone" che l'ha sempre distinta non sia svanita del tutto.
Tirando le somme, questo doppio concerto è stato un grandissimo regalo per Roma ed era senza dubbio un appuntamento che non si poteva bucare, specie per chi nel passato ha consumato i cd degli Stratovarius e per chi, allora come oggi, non ha smesso di amare la voce angelica di Tarja
E così, la "sinfonia nordica" è arrivata anche alle nostre latitudini, ma non è stata gelida come si potrebbe pensare:perchè certi artisti e certe canzoni, nel bene o nel male, sono sempre capaci di riscaldare l'anima e rinvigorire lo spirito.

(R.D.B.)

P.S. Qui sotto, vi rimetto la foto del vinile in picture disc (formato 10'') venduto esclusivamente durante il "Nordic Symphony" tour. Come per il concerto, anche questo vinile è diviso in due; sul lato A dedicato a Tarja ci sono due brani live tratti dal recentissimo "Act II" ("Love to hate" e "Undertaker"), mentre il lato B, tutto degli Stratovarius, contiene l'inedito "Enigma" e la versione orchestrale di "Unbreakable". Uno splendido souvenir del concerto, non c'è che dire.




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