domenica 25 marzo 2018

RECENSIONE:W.A.S.P. - REIDOLIZED (THE SOUNDTRACK TO THE CRIMSON IDOL) (2018)

W.A.S.P. - REIDOLIZED
(THE SOUNDTRACK TO THE CRIMSON IDOL) (2018)
LABEL:NAPALM RECORDS
FORMAT:DELUXE BOXSET 2CD+DVD



IL CONCEPT:
Jonathan Aaron Steel è un ragazzo come tanti. 
Un ragazzo che vive fin dall'infanzia un'esistenza triste e desolata dovuta al continuo rifiuto che i genitori hanno nei suoi confronti; infatti, ossessionati dalla religione, sia padre che madre considerano Jonathan un fallimento, un figlio che non avrebbero mai voluto. A questo odio si contrappongono le attenzioni e l'amore rivolto verso il loro primogenito, Michael, che sembra l'unico a dar loro soddisfazione. Egli è un fratello buono, comprensivo e capace di ascoltare Jonathan, che lo vede come un eroe. Michael è il suo confidente, il suo migliore amico, il suo punto di riferimento. Grazie alla sua presenza, Jonathan riesce a sopportare l'indifferenza della madre, per la quale è solo un peso da sorreggere, ed i continui abusi da parte del padre, che lo picchia ripetutamente con dei pretesti tanto futili quanto grotteschi.
Nei momenti di solitudine, invece, Jonathan trova spesso consolazione nello specchio, una entità che assume quasi un carattere mistico e con la quale il ragazzo costruisce intorno a se stesso l'immagine che desidera:un mondo fantastico in cui tutto ruota intorno al suo volere.
Con la sua immagine nello specchio, Jonathan esorcizza quello scenario degradante e "malato" in cui è costretto a crescere. Ma la tragedia è dietro l'angolo:in seguito ad un incidente stradale, il fratello maggiore Michael perde la vita, privando Jonathan dell'unica figura di sostegno in quella vita altrimenti malsana; è l'inizio di un periodo di crisi durante il quale il ragazzo comincia ad abbandonarsi ad un circolo di alcolismo e ribellione.
Un giorno, però, Jonathan vede nella vetrina di un negozio una sfavillante chitarra elettrica. Improvvisamente, capisce che rifugiarsi nella musica potrebbe essere la sua salvezza, il modo migliore per esprimere il suo disagio ed imparare a combattere i suoi demoni. Una volta acquistata la chitarra, scopre un talento del quale non aveva neppure sospettato l'esistenza. In breve tempo il giovane diviene un ottimo musicista e comincia a scrivere canzoni, dedicando anima e corpo alla sua nuova passione.
Resosi conto della qualità dei suoi lavori, il ragazzo decide di scappare di casa per dirigersi in una grande città con la speranza che qualcuno lo noti. Per due lunghi anni Jonathan vive alla giornata, mendicando per le strade e suonando canzoni di fronte ad uno smisurato pubblico di passanti distratti. La sua tenacia sembra essere ripagata dall'incontro con un uomo d'affari di nome Charlie, presidente di una delle case discografiche più affermate a livello internazionale.
Charlie offre a Jonathan un contratto al quale il ragazzo non può dire di no, e nel giro di poche settimane il giovane inizia a lavorare sul suo primo disco insieme ai migliori professionisti del settore.
Mesi dopo, poco prima del giorno in cui il suo primo album avrebbe dovuto debuttare nei negozi, il ragazzo incontra sul ciglio della strada una zingara, che gli domanda se per caso fosse interessato a conoscere il proprio futuro mediante la lettura dei tarocchi. Jonathan acconsente e la zingara inizia quindi a raccontare i dettagli del suo passato e del suo presente, interpretando le carte con maestria. Ad un certo punto però, arrivato il momento di scoprire il futuro di Jonathan, la zingara si interrompe con orrore. Il ragazzo la prega di proseguire e lei gli rivela che il futuro non ha in serbo niente di buono per lui. La zingara gli confida di avere avuto la visione di un eroe che cade in disgrazia, e
subito dopo lo ammonisce: "Attento a ciò che desideri, perché potrebbe realizzarsi davvero."
Il primo album di Jonathan viene lanciato, e diviene in breve tempo un successo su scala mondiale.
Il ragazzo triste e sconsolato che aveva avuto una infanzia d'inferno si trova così proiettato in un mondo fatto di ricchezza, denaro e ambizione. Jonathan Aaron Steel si è ormai del tutto trasformato nell'idolo delle folle, il solo ed unico "The Crimson Idol".
Una sera, durante una festa mondana, il ragazzo viene avvicinato da un tizio che gli dice di chiamarsi Doctor Rockter. Sotto la sua guida, il giovane musicista scopre uno stile di vita nel quale droga e perdizione non sono altro che semplici passatempi. Per i tre anni seguenti, Jonathan rimane letteralmente schiavo delle sostanze stupefacenti, arrivando quasi al punto di perdere se stesso.
Anche lo specchio, che era rimasto il suo unico confidente da quando suo fratello Michael se n'era andato, inizia progressivamente a perdere il suo ascendente su Jonathan che, sempre più distratto e allucinato, viene addirittura minacciato di essere scaricato dall'etichetta discografica.
E' in quel momento che il giovane viene illuminato da una visione:si rende conto di quanto schifosamente falso sia il successo per cui ha faticato negli ultimi anni; si rende conto di quanto ipocrita sia l'universo che gli gravita intorno. E soprattutto capisce che l'unica cosa per la quale veramente sarebbe valso soffrire è anche l'unica cosa che davvero gli manca: l'amore e l'affetto delle persone care.
Dopo ore ed ore passate in silenzio, chiuso nella solitudine della sua lussuosa dimora, Jonathan si convince a fare una telefonata. Sono trascorsi anni da quando ha lasciato i suoi genitori, così decide di mettersi in contatto con la sua vecchia famiglia. Al telefono egli è quasi incapace di proferir parola per l'emozione, ma tutte le sue aspettative di conforto ed apprensione vengono tristemente vanificate dalle parole di sua madre. La conversazione rimane fredda, il tono della voce distaccato.
La frase di congedo, un vero e proprio colpo di grazia con il quale Elizabeth Steel lascia Jonathan in balia del suo crudele destino, è:"noi non abbiamo nessun figlio."
Qualche giorno più tardi, subito dopo la fine di un concerto, il corpo del mitico "The Crimson Idol" viene trovato privo di vita in un camerino, impiccato alle corde di quella stessa chitarra che tante emozioni aveva donato a lui e al mondo intero.
Una delle più grandi stelle nascenti della storia della musica era ormai caduta dal cielo della notte, smettendo per sempre di brillare. [*]

Il concept dietro a quest'opera rock dei W.A.S.P. è, come avete potuto leggere, piuttosto crudo.
Già all'epoca Blackie Lawless (leader della band) aveva ideato e girato una sorta di film per raccontare la storia di Jonathan, filmato rimasto chiuso nel cassetto fino ad oggi. 
Per festeggiarne il 25esimo anniversario, l'edizione "Re-Idolized:The soundtrack to the Crimson Idol" ci regala il dvd del film musicale che, pur nella sua particolarità (assenza di dialoghi interamente sostituiti dalla musica, ed immagini spesso ripetute), risulta essere seguibilissimo e incisivo, cupo ed a tratti claustrofobico fino al tragico finale che - per forza di cose - emoziona e lascia l'amaro in bocca.

LA MUSICA:
"The Crimson idol" è un album tirato, da ascoltare tutto d'un fiato ed apparentemente senza punti deboli. E' un proposta in puro stile hard-rock sopra le righe, che riesce a raggiungere, come vedremo, dei momenti di altissimo spessore musicale.
Il disco venne dato alle stampe nel 1992 ed ottenne un notevole successo sia commerciale che di critica, tanto da venire considerato come il picco massimo della discografia della band, e definito da molti come un vero e proprio capolavoro.
"Re-Idolized", invece, uscito circa un mese fa, ne è una versione completamente risuonata dalla formazione attuale della band di Blackie Lawless. Il disco ripropone la stessa scaletta senza stravolgere eccessivamente la proposta originale, che viene anzi ampliata con l'aggiunta di brani già pubblicati in altri album (ma che si incastrano alla perfezione con la storia) e veri e propri inediti. 
Il cofanetto celebrativo - uscito oltre che in cd, anche in vinile e picture disc - include anche il dvd con il film di 55 minuti di cui vi ho parlato sopra. 
Apre questa opera rock "The Titanic Overture", acustica all'inizio e roboante in seguito, ed è una degna introduzione alla storia di Jonathan, la cui figura viene introdotta e delineata con il rock scatenato di "The invisible boy":sin da queste prime battute si capisce quanto i W.A.S.P. siano ispirati, perchè i riff si susseguono senza respiro, le vocals di Blackie si ergono sul muro del suono pulite e cariche, e la scarica elettrica che fuoriesce dalle casse non è mai priva di melodia.
La combinazione vincente dell'opener si ripete anche in altri pezzi tiratissimi come "Arena of pleasure" e "Chainsaw Charlie", mentre con "The Gispy meets the boy" arriva il primo pezzo acustico, a far da introduzione ad una splendida cavalcata fatta di chitarra e batteria (le prove di Doug Blair e Mike Dupka sono davvero encomiabili). La brevissima e strumentale "Michael's song", emozionante e solenne, è soltanto l'aperitivo delle splendide ballads che "Re-Idolized" tirerà fuori. Il rumore improvviso di vetri, infatti, da il via a "Miss you", brano già pubblicato nel precedente lavoro dei W.A.S.P. ("Golgotha"), di cui era uno degli highlights assoluti.
Viene riproposto qui, leggermente riarrangiato, come riflessione di Jonathan sulla perdita (appena avvenuta in questo momento della storia) del fratello Michael:
"Lost inside our room
A priest at the door with news
Said you were gone and I knew
Oooh and my world was broken in two
I'd pray that you were here
To hold my heart
I'd hide myself in your bed
And cry myself numb
Oh God I miss you
Tell me can you hear me
Oh God I miss you
I can't scream and I can't speak..."
La toccante interpretazione, accompagnata da dolcissimi rintocchi di chitarra acustica, ci regala una delle migliori ballads degli ultimi dieci anni in ambito rock. Eppure, il livello altissimo di un pezzo come "Miss you" qui verrà addirittura superato da due perle di esagerata bellezza, che verranno più avanti.
Altro pezzo a cui spetta una menzione particolare dopo la scatenata "Doktor Rockter" è "The Idol", episodio introspettivo dove acustico ed elettrico si sposano a meraviglia, e dove la chitarra piangente trova uno spazio liberatorio nel gran finale, ancora una volta suggestivo e carico di pathos:
"If I could only stand 
and stare in the mirror would I see
One fallen hero with a face like me
And if I scream, could anybody hear me
If I smash the silence, 
you'll see what fame has done to me..."
Il testo trasuda la tristezza di Jonathan che, resosi conto del baratro in cui la fama lo ha gettato, stenta a riconoscere se stesso anche davanti a quello specchio che tanto lo aveva confortato in passato.
E' qui che Jonathan capisce che ha bisogno dell'amore della famiglia e decide, a distanza di anni, di telefonare a casa.
Ed è qui che l'idolo delle folle segna definitivamente il suo tragico destino.
"The idol" porta dritti al fulcro dell'intera opera, che in questa riedizione scava un solco ancora più profondo, raddoppiando la dose. Non ho paura, nè dubbi, a definire "Hold on to my heart" (già presente nell'edizione originale di "The Crimson Idol") come la canzone d'amore hard-rock più bella di sempre.
La chitarra acustica che "comanda" la melodia insieme a delle note semplicissime di basso, ti entra subito nelle viscere, te le rivolta, te le contorce. E' una lovesong universale, valida cioè per ogni occasione, che sia un momento romantico in compagnìa della vostra metà od un volersi struggere in solitario; il pezzo ovviamente, assume un effetto ancor maggiore e brilla di luce propria se si tiene presente l'intera storia dell'idolo cremisi.
La voce di Lawless si posa, graffiante e ruvida, con incredibile dolcezza sul comparto musicale, lasciando l'ascoltatore inerme, paralizzato e con i brividi che corrono per tutta la spina dorsale:
"There's a flame, flame in my heart
And there's no rain, can put it out
And there's a flame, 
it's burning in my heart
And there's no rain, ooh can put it out
So just hold me, hold me, hold me
Take away the pain, inside my soul
And I'm afraid, so all alone
Take away the pain, 
that's burning in my soul
Cause I'm afraid that I'll be all alone
So just hold me, hold me, hold me..."
Dagli stessi emozionanti accordi, nasce e si sviluppa poi "The peace", aperta da un suono chitarristico con un effetto eco, ed immediatamente doppiato dal basso di Mike Duda e dalla stessa chitarra, stavolta in primo piano.
Su una base quindi del tutto simile alla precedente, si sviluppa una melodia vocale diversa ma non meno commovente. L'aggiunta della tastiera, che interviene sui ritornelli e chiude con intensità sull'assolo finale, porta questo pezzo ad essere non solo un compendio della precedente "Hold on to my heart", ma addirittura una sorella più elaborata e rivestita, e per questo per certi versi anche più riuscita.
La critica che molti potrebbero muovere, è che effettivamente l'assonanza fra le due canzoni è quasi imbarazzante. Ma la capacità di rielaborare un capolavoro con sapienza e maestria (e chi meglio dell'autore originale poteva andarlo a fare?) ne ha, in questo caso, semplicemente generato un altro. 
Credetemi, non è facile per niente l'impresa in cui sono riusciti i W.A.S.P.:si sono presi un rischio pazzesco, ed il risultato è da standing ovation. 
Semmai si può parlare di furbizia, di un voler "giocare sul sicuro", ma signori, tanto di cappello; perchè questo brano - come il gemello che lo precede - merita di essere ascoltato e vissuto almeno una volta nella vita, anche da chi è digiuno di tutto ciò che è metal, e da chi - rockettaro fino all'osso - non ama le ballads.
Chiude il disco la lunghissima suite di 9 minuti intitolata "The great misconception of me", che è il compendio di tutta la storia di Jonathan, e ne raccoglie le ultime struggenti riflessioni in un vero e proprio epitaffio che preannuncia il tragico finale:
"I am the prisoner of the paradise I dreamed
The idol of a million lonely faces look at me
Behind the mask of sorrow, four doors of doom behind my eyes
I've got their footprints all across my crimson mind..."
L'atmosfera è tormentata, e trasmette angoscia di parola in parola in un crescendo che va di pari passo con la musica, che come un'onda del mare si gonfia nervosamente per poi ripiegarsi su se stessa e riacquietarsi; in quei frangenti si torna nello sconforto, che è così profondo e radicato da spingere addirittura il ragazzo a dire che il vero "idolo" è il padre, mentre lui è semplicemenmte "l'impostore":
"I'm the imposter, the world has seen
My father was the idol, it was never me
I don't wanna be, I don't wanna be, 

I don't wanna be
The crimson idol of a million eyes...
"
Nel mediometraggio, su un finale magnificente per strumentazione e pathos, Jonathan pone fine alla sua esistenza con queste ultime riflessioni, e con un'ultima frase ("Love set me free") che rimbomba nelle orecchie mentre cala il sipario. Con il disco giunto alla fine, anche il silenzio che ne sussegue diventa un'ulteriore cornice al finale dell'opera; perchè in quel silenzio che sa di vuoto ormai incolmabile, si rivive a grandi linee e con un groppo in gola un pò tutta la storia.


 "The soundtrack to the Crimson idol" è una riedizione che non può mancare sulle mensole di ogni amante del rock che si rispetti. Perchè oltre ad essere un concept album riuscitissimo (cosa per niente scontata), capace di offrire numerose sfaccettature a livello artistico - coinvolgendo musica, cinema e letteratura (in parte minore) - ha la capacità di rapirti, di trascinarti nella storia e di emozionarti. L'empatia con il protagonista è immediata, e lascia riflettere; di storie simili, ed anche più crude, ve ne sono anche nella vita reale.
Qui entra in ballo anche un'analisi sulla crudeltà che si cela sia dietro al mondo dello show-business, sia nella società odierna. 
E' un'accusa di bigottismo, di chiusura mentale, ed un grido disperato in cerca di amore; l'amore, quello semplice, primitivo, basilare e su cui si costruisce l'esistenza di ognuno di noi. 
Quello profondo, spassionato, che solo un padre ed una madre sanno donare nei confronti di un figlio.

VOTO:9/10
BEST TRACKS:"HOLD ON TO MY HEART", "THE PEACE", "THE GREAT MISCONCEPTION OF ME", "MISS YOU", "THE IDOL",  "THE GIPSY MEETS THE BOY".
 



 [*] Il testo, rivisto e corretto dal sottoscritto, è liberamente tratto da "Wikipedia". Ho trovato il modo di esporre il racconto molto chiaro e dettagliato, ed a parte qualche aggiustamento qui e lì, ho voluto riproporlo quasi per intero.

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