sabato 18 febbraio 2017

RECENSIONE:IN FLAMES - SIREN CHARMS (2014)


IN FLAMES - SIREN CHARMS (2014)
LABEL : NUCLEAR BLAST
FORMAT : 2 X 12'' LIMITED WHITE VINYL





Dopo aver scritto di "Battles", mi è venuto quasi naturale tornare su questo lavoro precedente degli In Flames. Prima di tutto per giustificare i numerosi riferimenti a questo lavoro presenti nella recensione precedente, ed in secondo luogo per riviverlo e riapprezzarlo nella sua completezza. Riascoltarlo, è stato anche un buon pretesto per dare una spiegazione logica al perchè "Battles" mi ha deluso tanto quanto questo "Siren charms" mi aveva esaltato.
Premetto che, nel bene o nel male, ho sempre seguito gli In Flames, e quei giorni in cui mi avvicinai a "Colony", nonostante siano ormai lontanissimi, restano ancora vivi e impressi nella mia memoria; questo background torna utile per avere un quadro generale della loro evoluzione, senz'altro più accessibile oggi di allora, dove il sound era molto più grezzo e vicino al black/death metal che al rock (sempre rabbioso, ma più pulito e orecchiabile) odierno. In più, c'e' da considerare che questo disco offre un ulteriore cambio di direzione e di sonorità rispetto ai lavori precedenti del combo; questo, lo ha portato ad essere un disco accolto maluccio dai fans del gruppo, e la critica non lo ha (erroneamente) esaltato in modo particolare, definendolo un lavoro sconclusionato e confusionario, quasi un disco di transizione verso un nuovo sound che poco si addice alla storia del gruppo svedese.
A mio avviso "Siren charms" è, invece, un grande album, forse uno dei migliori dischi metal degli ultimi 20 anni; e chissà che, come molte grandissimi opere stroncate dalla massa all'epoca dell'uscita, non diventi un lavoro di riferimento e termine di paragone in un futuro non molto lontano.
Pezzi come "Paralyzed", "In plain view" e "Through oblivion" sono autentici tesori di questi tempi, energici, ispirati, splendidamente suonati ed interpretati, eppure non sono che una goccia di un abisso di emozioni e passaggi memorabili, il cui fulcro e magnum opus è in "When the world explodes", "Monsters in the ballroom" e With eyes wide open", un trittico di capolavori da spellarsi le mani. 
Vediamo nel dettaglio come "Siren charms" meriti un posto d'onore non solo nella discografia degli infiammati, ma anche nella mia particolarissima selezione di dischi heavy metal.
"In plain view" è il pezzo di apertura:ha un assolo chitarristico da antologia, con le due chitarre di Bjorn Gelotte e Niclas Engelin che si inseguono, e poi si sovrappongono creando un connubio già proposto in passato, ma raramente con tanta efficacia. Il ritmo avvolgente, quasi tribale, lascia spazio ad un  ritornello esaltante ed elettrizante, rendendo questo brano un rullo compressore imprescindibile nelle loro esibizioni dal vivo - ed il risultato si può apprezzare nel doppio cd "Sounds from the heart of Gothenburg" - dove emerge tutta la veemenza del cantato di Anders Fridèn:
"The fire
My heads all wired
In plain view
There's nothing in the way
I see with clarity
The eye of destiny
But just a little spark and once again, I don't know
Deep inside
The memories that are left behind
Close my eyes
I've been hopelessly lost in the fear
Are you for real?..."
Altra pietra miliare del disco è "Paralyzed", dove chitarre ed elettronica si sposano a meraviglia, e diventano il filo conduttore che lega le strofe all'apertura sfrenata e rabbiosa del refrain, autentica martellata alle orecchie con effetto adrenalinico.
"Through oblivion" è un pezzo ovattato e dal ritmo compassato, che fila liscio e va giù facilmente come un bicchiere d'acqua, acusticamente impeccabile e orecchiabile:scelta azzardata proporlo come singolo, perchè non rappresenta un "teaser" particolarmente rappresentativo dell'album, ma comunque valida e apprezzabile. 
Il perchè è presto detto:"Siren charms" è un edificio imponente le cui fondamenta sono costituite da brani di questa levatura, abbinati a brani come "Rusted nail" e "Dead eyes", magari meno immediati, ma solidissimi e mai noiosi. Partendo da questo presupposto, le rifiniture di questo bellissimo edificio e le sue sfumature sono racchiuse tutte nel trittico di cui ho parlato in precedenza; raramente un album può vantare brani così tanto belli e di così alto spessore come quelli di cui parlerò adesso.
"With eyes wide open" è una grandissima traccia, sofferta, acustica quanto basta, dalla melodia indelebile; probabilmente, quanto di meglio non sia stato prodotto negli ultimi anni piuttosto moscetti di ballads metal. Fridèn affronta gli spettri dello scorrere del tempo, e di ciò che spesso nella vita ci si trova ad inseguire invano, quel qualcosa che potrebbe accadere ma che non è mai successo (almeno fino ad ora), e il dilemma della scelte che si fanno, che siano giuste o sbagliate, e che costituiscono e segnano parte del nostro destino:
"A fate that we deserve
There's no escape, we're walking backwards
I'm on your side, but life's a selfish thing
Like broken promises
A thousand times
Try to fake it
Just another liar
It's the wall that we are building
All the things that we made wrong
Don't hate yourself if you walk away
You reach, but nothing's there
Time and time again
Colors fade from black to grey..."
Si cerca comunque un barlume di speranza, e non tutto è negativo; il tema viene poi ripreso ed ampliato in quell'autentica meraviglia sonora che è "When the world explodes", 4 minuti e mezzo intensissimi carichi di rabbia, indolenza, dolcezza, aspettativa e illusione. Un concentrato di emozioni dove il growl di Anders incontra la voce angelica di Emily Feldt, soprano svedese, che interviene a metà brano e che ruba la scena subito dopo il secondo ritornello, nel finale-capolavoro struggente ed emozionante, introdotto da un break sommesso e introspettivo:qualcosa di così bello che è impossibile non avere la pelle d'oca ad ogni ascolto. Ho fatto ascoltare "When the world explodes" a diverse persone, anche poco propense ad ascoltare i riff e il cantato a squarciagolda di una metal band, ed il giudizio è stato unanime:"Bella questa canzone...di chi è?".
"So if I never get to say this to you
You should still know, dry your eyes
Find a stream that leads toward the water of the divine
Come lay with me (lay with me)..."
La voce femminile è quell'appiglio in quell'abisso di cui parlavo prima, la mano che si tende per afferrarti e tirarti sù nel momento di difficoltà. Ogni tassello di questo capolavoro si incastra alla perfezione con il successivo passaggio, ennesima riprova delle enormi capacità compositive del gruppo.
E poi, "Monsters in the ballroom", terza stoccata sopra le righe, aperta da un 4/4 di chitarre indiavolate dove si dipana la voce inzialmente limpida ( e successivamente sempre più incazzata) di Fridèn fino al ritornello, magistrale ed epico:
"Without the sense of space or time
The infinite
The endless static
The doubt. We never had a way
Let us play a game
If you take my hand
I'm going to get you out of here
Away from the monsters in the ballroom
And the swinging chandeliers...
"

Anche qui, il racconto di menti tormentate in questa "sala da ballo" piena di mostri lascia spazio alla speranza di redenzione e di salvezza, metafora di come nella vita si debba combattere contro i propri demoni e contro il mondo che va in rovina, perchè dal suo sfacelo si può sempre ricostruire qualcosa di buono ("Find ourselves some ruins, Turn them into something").
Passato l'incanto del richiamo delle tre splendide "sirene" di cui sopra, l'album torna su binari più consoni e familiari con "Rusted nail", che esce fuori dalle casse possente e minacciosa pur essendo uno dei brani più in linea con i classici del genere, senza offrire particolari spunti memorabili; l'apertura ariosa del ritornello lo porta comunque a fare un'egregia figura anche in presenza di autentiche delizie sonore come quelle appena citate. 
Si chiude quindi con "Filtered truth", e con le due chitarre pronte a confezionare un altro assolo di ottima fattura, tecnicamente mostruoso per affiatamento e simbiosi.
Persino la bonus track, "Become the sky", presente nell'edizione deluxe, è un brano valido che non avrebbe sfigurato nella selezione principale, ed è quasi un peccato che si debba andarla a cercare solo in alcune stampe del cd.
"Siren charms" è stato sottovalutato solo perchè gli In Flames sono andati in cerca di soluzioni diverse rispetto al passato:operazione rischiosa, certo, ma che se poi riesce va assolutamente apprezzata. Il merito sta anche nell'essere riusciti a non snaturare il loro stile, e a chiunque ha criticato questo lavoro suggerisco un riascolto attento perchè raramente si ha la fortuna di imbattersi in tanta qualità nello spazio di un solo disco. 
Andando un pò controcorrente, e opo averlo riascoltato interamente ancora una volta, non ho nessun dubbio nel definirlo il migliore dell'intera discografia del gruppo, e questo spiega e in parte giustifica il motivo per cui il successivo "Battles" non sarebbe comunque riuscito a mantenere lo stesso altissimo standard. Battute a vuoto nell'arco di una carriera ventennale ci stanno e sono inevitabili, e spesso arrivano dopo aver tirato fuori dal cilindro delle grandissime opere:e questo album lo è a tutti gli effetti.
Gli In Flames restano una grande band, le capacità per un "Siren charms" parte 2 certamente non mancano:io lo aspetto. 
Nel frattempo...per favore non levatemi questo vinile dal giradischi!


VOTO : 9/10
BEST TRACKS : "IN PLAIN VIEW", "WHEN THE WORLD EXPLODES", "MONSTERS IN THE BALLROOM", "WITH EYES WIDE OPEN", "PARALYZED".

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