venerdì 24 febbraio 2017

RECENSIONE:ADELE - 21

ADELE - 21
LABEL : XL/COLUMBIA
FORMAT : VINYL LP





Non è mai facile fermarsi ad analizzare un disco che è stato un enorme successo in tutto il mondo : se se ne parla bene, si rischia di scadere nel banale e nel già detto dalla maggioranza della gente; se ne parli male, passi per il bastian contrario della situazione, il sovversivo che vuole andare contro tutto e tutti. Un ascolto per una recensione richiede la massima attenzione e soprattutto imparzialità, ed è quello che ho cercato di fare anche in previsione di una futura (e particolare) recensione che presto pubblicherò su questo blog.
Adele è, probabilmente, la scoperta più piacevole degli ultimi anni nella scena pop:artista carismatica, capace di rubare la scena già solo con la sua presenza e la sua splendida voce, completa (oltre ad interpretarle,ha scritto ben 10 delle 11 canzoni presenti su "21") ed anche piuttosto riservata e poco incline a seguire le regole dello showbiz, rarità non di poco conto per chi poi si trova a cavalcare l'onda di un successo strepitoso come il suo.
"21" è il secondo disco della sua carriera (il primo, "19", era passato un pò in sordina, per poi essere riesumato e riscoperto successivamente all'uscita di questo disco) e deve il suo titolo all'età della cantante inglese nel periodo in cui è stato composto; Adele ha infatti dichiarato più volte che la scelta della sua età come titolo dei suoi lavori deve rappresentare un'istantanea di quello che è lei in quel preciso momento e di quello che le è accaduto, come se fosse un album fotografico. 
E la storia dietro a "21" è quella che nasce dalla sofferenza per una relazione appena finita, sofferenza che pervade un pò tutto il lavoro tra momenti di autentica delusione e di sconforto, ma anche di rabbia e di amarezza che sono stati fonte di ispirazione per tutti i testi. Un disco fatto prevalentemente di ballate, a cui per fortuna in un secondo tempo sono stati aggiunti due pezzi più movimentati (che alla fine sono diventati anche autentici singoli da traino), rendendolo un lavoro più vario e caratteristico e salvandolo dall'essere troppo statico e melenso. Uno di questi due brani, "Rolling in the deep", ha avuto la capacità di diventare una hit radiofonica colossale creando anche uno stile (almeno sui pezzi ritmati) oggi inconfondibile, e lo ha fatto con la semplicità e l'immediatezza tipiche dei successi che si riascolteranno anche tra vent'anni. La voce di Adele, meravigliosa, viene accompagnata nelle strofe con dei controcanti efficaci che pilotano l'ascoltatore fino al ritornello molto orecchiabile, dove l'apertura vocale raggiunge picchi altissimi:ben poche voci femminili in circolazione possono permettersi un brano come "Rolling in the deep". 
Piazzato in apertura di disco, il pezzo fa anche da anteprima al mix di influenze che verranno sviluppate più avanti:c'è gospel, c'è country e c'è R&B, il tutto rivisitato in modo personale ed originale; inoltre,la storia di ogni singolo brano è raccontata sempre in modo lineare e diretto, contribuendo a renderlo immediato e di facile ascolto. "Rumor has it" è l'ideale prosecuzione di "Rolling", quasi la canzone gemella, che rielabora lo stesso stile senza però essere ripetitiva; la sua batteria ossessionanate si interrompe improvvisamente verso la fine, lasciando spazio ad un break geniale che riporta a certe produzioni di musical anni '70, è il tocco originale di un brano che altrimenti sarebbe potuto risultare troppo statico. I cori stavolta sono spostati nel cuore del refrain, e la varietà di note che tocca la voce di Adele è più ampia e variegata; alla resa dei conti, ascoltandola è impossibile non farsi trascinare dal suo ritmo martellante.
La successiva "Turning tables", è pezzo per voce e pianoforte scarno ed emozionante al quale Adele offre un'interpretazione intensa, di storia chiaramente già vissuta dove l'amore lascia spazio a discussioni, conflitti ed abbandoni. Quei "tavoli rovesciati" toccano anche un argomento scottante come percosse e violenze solo lasciate intuire, ma probabilmente ulteriore motivo di sofferenza autobiografica.
Da qui in poi, l'album si incupidisce, ed il tono generale di tristezza per la perdita di una persona a cui l'artista era particolarmente legata emerge chiaramente; diventa un disco da ascolto (nel vero senso della parola), senza mai essere noioso, perchè comunque lo standard qualitativo resta sempre piuttosto alto anche in brani meno conosciuti come "Don't you remember" e "I'll be waiting":questa non è cosa scontata specie in un album in cui sono presenti degli autentici gioelli che, se non lo sono già, diverranno dei classici del pop.
"Set fire to the rain" è, a mio avviso, uno degli episodi più riusciti dell'album. Intanto perchè emerge anche un pò di rabbia dietro la sofferenza, e poi perchè quel mid-tempo pop costruito su un giro di pianoforte ipnotico si sposa a meraviglia e con naturalezza alla voce della cantante inglese.
Il brano è arrangiato splendidamente, e racconta l'amarezza e la disillusione di una donna nello scoprire quanto l'amore possa rendere deboli e succubi, specie se rivolto verso la persona sbagliata:
"...My hands, they're strong
But my knees were far too weak
To stand in your arms
Without falling to your feet
But there's a side to you
That I never knew, never knew
All the things you'd say
They were never true, never true
And the games you play
You would always win, always win
But I set fire to the rain
Watched it pour as I touched your face
Well, it burned while I cried
'Cause I heard it screaming out your name,
Your name..."
La chiusura, eplosiva e magistrale, vede Adele  toccare varie tonalità vocali, specie quando ripete la frase "let it burn"; in quel frangente, il pianoforte entra e sale di volume, creano un effetto di insieme dove tutti gli strumenti ascoltati in precedenza si ritrovano e si uniscono in un finale efficace e vivido. "Set fire to the rain" è un brano che non mi stancherei mai di sentire:ad ogni ascolto, regala uno spunto diverso, una sensazione particolare, una sfumatura che magari prima era sfuggita.
La prima facciata del lato A si chiude con "He won't go", che con il suo ritmo compassato ancora una volta rimescola ad arte gli stessi ingredienti dei brani precedenti, confermando - se mai ce ne fosse stato bisogno - che "21" non è un album comune, ma disco di altro spessore rispetto alla stragrande maggioranza di quello che è circolato dall'inizio del nuovo millennio.
La seconda parte regala altri momenti di rilievo, e il primo (e unico) passo falso del disco; andando con ordine, l'intima "Take it all" (primo brano scritto per questo album) è l'espressione più chiara dell'ispirazione gospel di Adele, scarna e toccante, mentre "One and only" è da annoverare tra i brani più riusciti del lavoro:ricorda i classiconi strappalacrime degli anni '60, tipici della soul music, pur rimanendo attualissima e musicalmente moderna; con questa anima "nera" che emerge in tutto il suo fulgore in diversi passaggi del disco e le sue sonorità malinconiche, la voce di Adele si plasma in modo davvero superlativo.
L'unica cosa poco convincente di "21" è la cover di "Lovesong", originariamente incisa dai Cure di Robert Smith. Fa un certo effetto ascoltarla in versione acustica, la chitarra e gli archi la rendono delicata e nel complesso accettabile, ma al sottoscritto questa rivisitazione non è piaciuta più di tanto:probabilmente sono troppo legato alla versione originale, bellissima per quella sua atmosfera contrastante tra musica apparentemente leggera ma dal retrogusto gotico, quel cantato di Smith quasi parlato e a tratti indolente, venato di malinconia, che solo lui riesce a trasmettere in quel modo quasi spettrale.
Qui non c'è niente di tutto questo, la "Lovesong" di Adele è spoglia e rallentata, una rivisitazione nel suo stile (cosa peraltro apprezzabile, meglio così che una scimmiottatura che non le sarebbe sicuramente riuscita bene) che è senz'altro un rischio calcolato e dimostrazione di personalità; ma alla fine, come reinterpretazione é fin troppo lontana dalla versione dei Cure e per questo troppo snaturata, tanto da stentare a riconoscerla in alcuni passaggi. 
Insomma, se volessi risentire una "Lovesong", sceglierei sempre la versione dei Cure e non questa.
L'album si chiude con un altro splendore, "Someone like you", dove ancora una volta il pianoforte e l'interpretazione vocale di Adele sono da applausi e padroni assoluti che rubano la scena e le orecchie, ti rapiscono fino ad ammaliarti con una melodia da brividi.
Il testo è un epilogo fantasioso di tutta la storia raccontata da Adele in versi sin dal primo brano, dove lei immagina di ritrovare l'uomo di cui era innamorata a distanza di anni, ormai sposato e con dei figli.
Attraverso la sua interpretazione, si riesce ad immaginare quel sorriso poco spontaneo che viene fuori quando si vede la persona di cui si è ancora innamorati andare avanti con la sua vita; quel sorriso che si fa augurandogli il meglio, mentre il cuore batte di dolore e un principio di lacrime inumidisce gli occhi:
"I heard that you're settled down
That you found a girl and you're married now.
I heard that your dreams came true.
Guess she gave you things I didn't give to you.
Old friend, why are you so shy?
Ain't like you to hold back or hide from the light.
I hate to turn up out of the blue uninvited
But I couldn't stay away, I couldn't fight it.
I had hoped you'd see my face and that you'd be reminded
That for me it isn't over.
Never mind, I'll find someone like you
I wish nothing but the best for you too
Don't forget me, I beg
I'll remember you said,
Sometimes it lasts in love but sometimes it hurts instead,
Sometimes it lasts in love but sometimes it hurts instead...
"
Nonostante "21" sia stato un successo planetario che è riuscito a vendere milioni di copie (autentica chimera di questi tempi), Adele non si è piegata alle bieche regole delle case discografiche che chiedono o, nel peggiore dei casi pretendono un disco nuovo ogni anno.
Ha atteso quasi 4 anni prima di dare un seguito a questo disco,dimostrazione di maturità e consapevolezza; e mentre tante sue colleghe sfornano dischi a raffica come se fossero ciambelle (e le ciambelle , si sa, non sempre riescono con il buco - vero Rihanna?), badando più alla quantità che alla qualità del loro prodotto, Adele ha dimostrato a priori di essere artista prima di tutto e non starlette, interprete di classe più che popstar.
"21" è un lavoro intimo dove lei dona una parte di sè e del suo vissuto al mondo intero; non deve essere stato facile raccontarsi così apertamente, ma la fatica di tirare fuori tutto questo da sè stessa, è stata ripagata dall'aver toccato il cuore di molti e dall'enorme riscontro che questo disco ha avuto anche in termini di critica.
Il successo pare non averla scalfita minimamente, e sembra rimasta ben ancorata con i piedi per terra, persona umile e genuina. Il più delle volte tanto clamore stordisce, ma chi sa tenere la rotta senza perdersi nei suoi vortici, spesso è destinato ad averla vinta e a restare nel firmamento dei grandi artisti per anni. Adele ha già trascritto il suo nome in quel firmamento, ed oggi ne è senza dubbio la stella più luminosa.

VOTO : 8/10
BEST TRACKS : "SET FIRE TO THE RAIN", "SOMEONE LIKE YOU", "ROLLING IN THE DEEP", "TURNING TABLES".

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