martedì 7 marzo 2017

RECENSIONE:THE WEEKND - STARBOY (2016)

THE WEEKND - STARBOY (2016)
LABEL : XO/Republic
FORMAT : LIMITED EDITION 2 X TRANSLUCENT RED VINYL SET






Ed ecco l'artista del momento (almeno negli USA), con il seguito dell'acclamatissimo "Beauty behind the madness" che ha avuto il merito di elevare The Weeknd da artista-innovatore di puro R&B allo status di superstar mondiale. Il titolo, stavolta, più diretto e meno elaborato, è "Starboy", ed è un disco che ho aspettato con la tipica ansia e curiosità che si ha dopo aver consumato un disco bellissimo come il precedente; la volta scorsa, l'avvicinamento a "Beauty" era più che altro dovuto a curiosità, nata dall'ascolto di "Earned it", brano portante del film "Cinquanta sfumature di grigio" e pezzo che è andato vicino tanto così dal vincere l'Oscar come miglior colonna sonora (peccato che lo stesso non si possa dire del film, ma questo è un altro discorso). Quella curiosità si trasformò poi in sorpresa nel trovarsi davanti un lavoro più maturo e più professionale dei 3 dischi di esordio (senza contare i mixtape, raggruppati in un secondo tempo sotto il nome di "Trilogy").
Questa volta, però, le aspettative sono state diverse, perchè dopo un ottimo risultato aspetti l'artista al varco, sai cosa ti puoi aspettare ed inevitabilmente poi vai a fare un raffronto con il disco precedente, sperando che si parli di un lavoro migliore piuttosto che di una delusione. Ed io, per tagliare corto, il raffronto lo faccio subito, e lo dico forte e chiaro sin da ora:"Starboy" è di gran lunga superiore a "Beauty behind the madness", ed il perchè lo dirò a breve entrando nel dettaglio; intanto però, posso dire che è un lavoro senz'altro più elaborato e studiato nei minimi particolari. Chiaramente, The Weeknd sapeva che con questo disco doveva confermare il successo precedente e la posta in palio era piuttosto alta; lui ha alzato il tiro, ha corretto i punti deboli di "Beauty" e li ha fatti diventare dei cardini per un album imprescindibile per ogni amante dell'R&B ma anche per il grande pubblico pop, da avere assolutamente. Il rischio più grande era quello di perdere quella verve innovativa ed originale che lo aveva contraddistinto fino ad ora, assai bilanciata ed oculata, senza per forza dover strafare (esagerando come Drake), e senza essere troppo ancorato ai clichè fin troppo ripetitivi del soul (vedi Bruno Mars). Di carne al fuoco ne ha messa tanta, ed analizzarla tutta non è stato semplice, ma cercherò di spiegare come ho affrontato il secondo ascolto completo di "Starboy" (il primo è stato un'infarinatura necessaria a familiarizzare con i brani che non avevo ascoltato in anteprima).
L'ho immaginato come un concept album, anche se concept nella realtà non è; musicalmente parlando però, è bilanciato in un modo in cui i brani più vivi e movimentati, concentrati nella prima parte, lascino man mano spazio a pezzi più atmosferici e dal ritmo più blando e rilassato, un pò come il trascorrere di una giornata. Ogni canzone va così a ricoprire il trascorrere di un giorno di Weeknd/Starboy; partendo dalla mattina, in cui le energie sprizzano da tutti i pori e tutto ruota in funzione di una notte scatenata in un club, per arrivare poi al pomeriggio, più compassato e vissuto in preparazione della serata, fino all'intervento di una voce femminile (la Stargirl), che appare e scompare improvvisamente, lasciando un vuoto malinconico che in qualche modo offusca la lucidità del ragazzo stellare; la musica si incupisce, a tratti fotografa vera e propria disperazione nell'affannosa ricerca di quella donna angelo/sogno, fino alle prime luci dell'alba con il lieto fine.
E' una visione d'insieme del tutto personale, la mia, perchè in realtà i testi vanno un pò qui e lì rappresentano diverse fasi personali dell'autore, disagi e romanticherie varie (anche piuttosto spinte ed esplicite); ma non è detto che la mia chiave di lettura (visto che una bisogna pur trovarla) si discosti poi tanto dall'idea originale dell'artista.
Ad ogni modo, l'inizio di questa giornata si apre con la title track, "Starboy" che ovviamente presenta il nostro protagonista e ci dice chi è:un ragazzo di 27 anni, Abel Makkonen Tesfaye, divenuto famoso ed idolatrato dal mondo come se provenisse dallo spazio; una nuova vita in cui è difficile ritrovarsi, e in cui lui stesso si chiede "look what you've done" (guarda cosa hai fatto):
"House so empty, need a centerpiece
Twenty racks a table cut from ebony
Cut that ivory into skinny pieces
Then she clean it with her face man I love my baby
You talking money, need a hearing aid
You talking 'bout me, I don’t see a shade
Switch up my style, I take any lane
I switch up my cup, I kill any pain
Look what you've done
I’m a motherfuckin' starboy
Look what you've done
I'm a motherfuckin’ starboy..."
Il brano vede la partecipazione dei Daft Punk (che firmeranno anche la chiusura del disco, riportando la storia al punto di partenza), e qui la domanda viene spontanea:chi si sarebbe mai aspettato una collaborazione del genere? Eppure l'incontro fra due mondi musicali completamente diversi qui funziona, e alla grande; è evidente quanto sia i Daft Punk, sia The Weeknd siano in un momento di grazia, dove qualsiasi cosa che toccano diventa oro. "Starboy" ha un beat che ti entra dentro in pochi secondi, tipica produzione elettro/dance dei dj francesi; ma appena la tastiera sintetizzata entra nel brano accompagnata dalla voce limpida di Abel, si passa in un attimo allo stile riconoscibilissimo ed esclusivo di The Weeknd:l'esperimento è quindi riuscito sin dalle prime battute, perchè l'elettronica europea si plasma con l'R&B americano e i due mondi si amalgamano in qualcosa di unico, tramutandosi in un autentico piacere per le orecchie. Un po' come "Get lucky"(grande successo firmato dai Daft Punk di qualche anno fa), "Starboy" è contagiosa, ti prende a poco a poco finchè ti accorgi che non puoi fare più a meno di ascoltarla. Le voci elettroniche dei Daft intervengono sporadicamente nel brano, ma ogni volta che entrano lo fanno con sapienza ed accortezza, lasciando la scena al protagonista fino al finale in crescendo, semplice ed efficace.
Il lungo giorno prosegue con le chiare influenze di attualissima disco music di "False alarm" (accompagnata da un videoclip girato in soggettiva allucinante ed incredibilmente originale), e il ritmo è così trascinante che è impossibile starsene seduti in poltrona:è musica che chiama al movimento, invita a scatenarsi, ad agitarsi, alzare le mani a tempo. Lo Starboy è scatenato e carico di energie, le stesse che ognuno di noi sente scorrere giù per il corpo quando siamo in attesa di un particolare evento che ci piace e che siamo certi accadrà a breve.
"Party monster" è sullo stesso filone tematico, puro R&B che però a volte trovo un pò stucchevole, perchè riproposto in tutte le salse ormai da anni. E' un momento di riflessione dopo una partenza scattante, che fa da ponte alla chiusura della prima parte della giornata dello Starboy, rappresentata da "Reminder"; costruita sul suono di un pianoforte persistente ma che all'orecchio risulta quasi lontano, come se fosse suonato in un'altra stanza, il brano lascia scorrere a fiumi parole e riflessioni sull'eterno dilemma di quest'uomo:la paura di perdersi nel labirinto del suo enorme successo ("Everytime we try to forget who I am, I'll be right there to remind you again") e l'autentico terrore di avere a che fare con qualcosa di più grande di lui ("Said I'm just tryin' a swim in something wetter than the ocean"); la visione è piuttosto distante dalla vita di consumate superstars che pensano solo al guadagno e a scoparsi una donna dopo l'altra.
Nel bel mezzo del disco, arriva "Rockin", un uptempo che se verrà estratto come singolo conquisterà le radio. Stavolta, ciò che viene impresso a parole è qualcosa di più leggero e spensierato, e per una volta i sentimenti vengono messi da parte; gli ingredienti sono quelli della musica dance più commerciale, dove i synth e l'autotune sono padroni indiscussi della scena.
Giunti a questo punto, si vede già che in "Starboy" c'è una gran varietà di generi, ed un assaggio per tutti i gusti:lo stile ricorrente rimane quello tipico dell'R&B più recente, ma le sfaccettature sono numerose, e anche per i meno vicini al genere "black" prima o poi qualcosa di gradevole salta fuori.
Uno dei pezzi più riusciti dell'intero album è "Secrets", che ricorda vagamente "In the night", altro successo di The Weeknd di un paio di anni fa. In realtà, sin dal primo ascolto la base aveva un qualcos'altro di familiare, di già conosciuto; ammetto di essere letteralmente impazzito quando, alla fine del primo ritornello, la vera fonte di ispirazione del brano emerge improvvisamente con il campionamento di "Pale shelter" dei Tears For Fears. E' come una maschera elaboratissima indossata da una persona misteriosa che, quando viene tolta, rivela un viso conosciuto e rassicurante:che ricordi, e che tuffo nel passato! Averla inserita così, a sorpresa, nel bel mezzo di "Secrets" mi ha prima spiazzato e poi esaltato:"Pale shelter" è stato da sempre uno dei miei pezzi preferiti degli anni 80, e questo tributo non fa altro che ricordare quanto la musica odierna debba molto, se non tutto, a questi classici senza tempo.
E' interessante anche la prova vocale di The Weeknd, che in questo caso abbassa la tonalità portandola quasi a quella di un leggero baritono in perfetta sintonia con la base; un'ottima prova di versatilità e di capacità non comuni da parte dell'artista.
Si avvicina la sera, ed è con l'interludio "Stargirl" -  di cui ho parlato prima - che l'atmosfera generale del disco cambia: con l'introduzione di un nuovo personaggio femminile (la cui voce è quella di Lana Del Rey, ospite d'eccezione nel disco) lo Starboy ha intravisto la sua anima gemella, la cerca ma lei sfugge. La chitarra acustica che apre la successiva "Sidewalks" fotografa il suo stato d'animo malinconico e ancor più riflessivo, ed in effetti le sonorità creano un'atmosfera niente male, mentre il sole cala e si accendono le prime luci nelle case. Sulla stessa falsa riga scorre "Six feet under", con il suo ritmo compassato e ipnotico. Non è niente di eccezionale, e non aggiunge niente di più al disco, ma è pur sempre gradevole e ascoltabile.
E' notte fonda ormai,i ritmi del club annebbiano i pensieri, il buio e la musica contribuiscono a lasciarsi andare, e la musica sale di tono con "Love to lay", prodotto dal guru del pop Max Martin (autore di numerosi successi dei Backstreet Boys e Britney Spears, tra gli altri, e che già aveva collaborato con The Weeknd nel suo album precedente).
"Love to lay" è un midtempo indovinato, orecchiabilissimo, dove il nostro ragazzo stellare si interroga sul senso di un rapporto di coppia dove è lei a non volere una storia seria (al contrario dei soliti luoghi comuni da rockstar consumata) e quindi sfugge ad un legame duraturo lasciando dietro di sè solo delle intense - ma vuote - notti di passione:
"It has begun again, my friend
In this room, we are nothing but strangers in a bed
You made me fall again, my friend
How can I forget when you said love was just pretend?
Well I told her I've been thinkin' 'bout her lately
But she told me that to love her is so crazy
'Cause she loves to lay
I learned the hard way
She loves to lay, I'm all to blame..."
Strettamente legata a questa tematica (almeno per quanto riguarda il testo) è la successiva "A lonely night". Lo Starboy è ancora in cerca della sua Stargirl, le ore si sono fatte piccole, e la morsa di un cuore solitario è dolorosa ed asfissiante. Però la musica consola, il ritmo tira sù il morale, e il basso martellante entra nel corpo, lo fa muovere, lo fa reagire. Le ottantiane venature pop, tra il primo Michael Jackson (quello di "Off the wall" per intenderci) e un'elettronica più accentuata, tipica della musica disco dell'epoca (Pet Shop Boys), vengono rielaborate con maestria: il risultato è ancora una volta fresco ed attuale, e attenua momentaneamente il tormento delle tenebre.
Ma non c'è notte senza pena nè malinconia se si è soli:"Nothing without you" è una meraviglioso lento, evoluzione di tante ballate come "Angel" (sempre per fare un raffronto con il disco precedente); è in queste cose che Abel è  riuscito a migliorarsi, sfornando un pezzo strappalacrime meno prolisso del solito, ed arricchendolo con un arrangiamento più vario e meno scarno.
Il ritornello, nel suo tipico stile (quel ripetere la stessa parola 2/3 volte di fila è ormai uno stampo riconoscibile) è ancora una volta ben congeniato e magnetico; questa è musica che "vive" nella notte, prende forma, spicca il volo, e sentirla in macchina mentre si guida in una strada illuminata dai lampioni è qualcosa di spettacolare, tutto da vivere.
Anche "All I know" farebbe la sua parte in questo frangente:al brano contribuisce The Future, rapper dalla voce cupa e ruvida, che già in passato ha saputo regalare pezzi notevoli e molto notturni. 
I due si erano già musicalmente incontrati in passato (il frutto della loro collaborazione è stato "Low life"), e in "All I know" si nota un certo affiatamento che porta le due voci a plasmarsi alla perfezione. E' il momento più buio di "Starboy", quello più rarefatto e profondo:5 minuti cupi, a tratti neri come la pece, quasi pesanti da mandar giù come quelle notti interminabili in cui non si riesce proprio a prender sonno. Passato il punto più oscuro, fa capolino "Die for you" dove la melodia diventa più ariosa e propositiva:è il primo raggio di sole che illumina la nuova giornata, e la infervora di nuovi propositi e di una flebile speranza, che crescerà insieme alla luce che torna insieme ai Daft Punk con "I feel it coming". Si va così a chiudere il cerchio del disco, tornando da dove si era partiti ma in modo diverso (ecco il perchè del pensiero della "giornata"), più delicato e vellutato; quella fase di spossamento dopo essere rimasti svegli una notte intera in attesa del sorgere del sole, per intenderci.
Stavolta The Weeknd lascia più spazio ai produttori francesi, che subentrano a metà brano con le loro tipiche voci elettroniche. "I feel it coming" è più immediata della title track, vuoi per le rilassanti sonorità delle tastiere, vuoi per il testo più leggero ed ottimista:rappresenta l'alba vera e propria,che schiarisce le idee dello Starboy e rimette in moto il corso della vita, mettendo il protagonista di fronte alla prova di un nuovo giorno ma con una piacevole novità:probabilmente il ragazzo delle stelle è riuscito a trovare la sua anima gemella, quella Stargirl che aveva scombussolato i piani del "party monster", e questo lo si evince dalle sue parole:
"Tell me what you really like
Baby I can take my time
We don't ever have to fight
Just take it step-by-step
I can see it in your eyes
'Cause they never tell me lies
I can feel that body shake
And the heat between your legs
You've been scared of love and what it did to you
You don't have to run, I know what you've been through
Just a simple touch and it can set you free
We don't have to rush when you're alone with me..."
"Starboy" ha avuto la capacità di far entrare tutti i brani che lo compongono (non sto scherzando) nella HOT 100 di Billboard, la classifica dei singoli americana, battendo dopo meno di un anno il record detenuto da Drake, e grazie a questo disco The Weeknd ha inanellato anche un altro primato:è diventato l'artista con più ascolti su Spotify in un singolo giorno.
Riscontri davvero enormi, se si pensa che l'album è composto da ben 18 brani; la presenza di un numero così alto di canzoni poteva diventare un'arma a doppio taglio, aumentando il rischio di inserire brani che sarebbero potuti essere degli inutili riempitivi. 
Il disco invece regge bene, anche nei passaggi più oscuri che in tanti lavori possono anche diventare noiosi, e nel complesso scorre che è una bellezza. 
Quasi ogni brano è un potenziale hit che meriterebbe un video e di essere selezionato come singolo, e questo contribuirà senz'altro alla longevità del progetto che, a distanza di qualche mese dall'uscita, veleggia ancora nei quartieri alti della classifica USA. Al momento è difficile trovare un punto debole a questo album, e solo il tempo saprà dire se effettivamente diverrà uno di quei dischi fondamentali da consumare e usare come metro di paragone. 
Intanto è lì che suona ancora, perchè prima di scrivere queste ultime righe, mi sono alzato ed ho riportato il braccio del giradischi sul primo solco del lato A di questa splendida versione in vinile rosso. 
Mi sembra un ottimo segnale, non credete?
(R.D.B.)


VOTO : 8,5/10
BEST TRACKS : "STARBOY", "I FEEL IT COMING", "SECRETS", "A LONELY NIGHT", "NOTHING WITHOUT YOU", "LOVE TO LAY".


Nessun commento:

Posta un commento