domenica 26 marzo 2017

TRACK BY TRACK:DEPECHE MODE - SPIRIT (2017)

TRACK BY TRACK: 
DEPECHE MODE - SPIRIT (2017)
LABEL : MUTE RECORDS
FORMAT : DIGITAL DOWNLOAD



Finalmente è arrivato l'attesissimo ritorno dei Depeche Mode, seguito di "Sounds of the universe" (che qualcosina di buono lo aveva espresso) e di "Delta machine" (molto al di sotto dei loro standard). Dischi come questo, di autentici mostri sacri dalla carriera ormai trentennale meritano almeno un ascolto su vasta scala da parte di tutti gli amanti della musica, a prescindere dal fatto che piacciano o no; io non amavo particolarmente le loro produzioni degli esordi (esclusi i grandi classici, ovviamente), ma li ho letteralmente adorati con "Songs of faith and devotion", che per me resta un album fondamentale, al limite della perfezione. Ancora oggi, brani come "Walking in my shoes", "In my room", "Higher love" restano nelle playlist del mio lettore, ed è sempre un piacere riascoltarli. Poi, con i dischi a seguire, pur avendo saltuariamente tirato fuori dal cilindro degli ottimi pezzi, non sono mai riusciti ad eguagliare quel risultato; e per quanto mi riguarda, la loro ispirazione è andata via via scemando, arrivando fino a "Delta machine", album che ho accantonato dopo pochi giorni perchè (a mio avviso) privo di idee e di incisività. Per questa occasione, ed anche per le prossime uscite di rilievo di grandi artisti, proverò ad esprimere un giudizio in diretta:cosa per niente facile, perchè sono convinto che l'orecchio debba essere prima educato da più di un paio di ascolti completi, per poter esprimere un giudizio assennato e fedele. E' anche vero, però, che tante impressioni del primo ascolto vanno poi perdute, o sostituite da altre considerazioni rendendo il tutto meno spontaneo.
E allora mi sono detto:perchè non concedere questa spontaneità almeno ai più grandi? I Depeche Mode rientrano tranquillamente in questa cerchia, ed è stuzzicante pensare che siano loro i primi con cui mi cimento in una recensione in presa diretta.
Ora entro nel vivo di questo nuovo lavoro, di cui tutti hanno potuto avere un assaggio qualche settimana fa con il lancio del singolo "Where's the revolution", che a me, per dirla tutta, non ha fatto impazzire; anzi, per essere proprio schietto e diretto, tremo al pensiero che possa essere davvero il pezzo di punta dell'intero album; se così fosse, prevedo l'ascolto di un album difficile ed articolato. 
Poco digeribile? puo' darsi. 
Molto sperimentale? quasi sicuramente.
Quindi, clicco sul tasto play e nel frattempo scriverò, traccia per traccia, cos'hanno combinato Dave Gahan e compagni per questa nuova fatica del 2017, intitolata "Spirit".
  
GOING BACKWARDS
Il disco si apre in pieno Depeche Mode style: quando Dave Gahan attacca a cantare non ci si può sbagliare, sarebbe riconoscibile anche ascoltandolo distrattamente. Sono numerosi i richiami e gli elementi comuni ai successi precedenti del gruppo (quelli dagli anni 90 in poi, almeno) anche se certe assonanze sono piuttosto pericolose:non si sa mai se è per pura autocitazione celebrativa o per mancanza di idee. Ma il pezzo naviga tra il lato più dark della band e quello più commerciale in modo egregio; e funziona.
WHERE'S THE REVOLUTION
Esprimersi su questo brano è più semplice, essendo il singolo di lancio già in circolazione da un mesetto. "Wrong" per dirne una, era un singolo molto più indovinato di "Revolution", che sembra esserne la brutta copia; ci voleva poco, invece, a fare di meglio del disco precedente, il cui scialbo lancio era stato affidato ad "Heaven", che non ha un briciolo dell'energia e della dirompenza che questo pezzo riesce almeno a trasmettere.
Il mid-tempo è scandito da tastiere ripetitive e sintentizatori piuttosto ruvidi, dove il ritornello riesce a fare presa dopo numerosi passaggi nelle cuffie; la resa live è assicurata, già vedo folle di fans cantarla a squarciagola. Nel complesso, affidargli la promozione dell'intero disco, forse, non è stata una scelta del tutto sbagliata, a patto che andando avanti si trovino altri brani validi.
THE WORST CRIME
Aperta da rintocchi di chitarra acustica e tastiere, questa melodia atmosferica e morbida ha le carte in regola per diventare un classico dei Depeche Mode. Mentre scrivo aspetto che subentrino altri strumenti, sperando allo stesso tempo che ciò non avvenga:per fortuna vengo accontentato, perchè "The worst crime" prosegue sullo stessa tema, e sulla terza strofa l'unico intervento della batteria non devia la strada intrapresa; realizzo che è veramente una canzone riuscita, come non se ne sentivano da tempo.
SCUM
Inizio elettronico tutto di stampo anni 80. La voce filtrata di Dave Gahan insegue la struttura quasi aritmica, sulla quale si appoggia anche una tastiera simil-organo. Il primo ascolto di una sperimentazione così spinta lascia un pò interdetti, ma nel complesso non dispiace. E del resto, me lo aspettavo:il gruppo inglese ha sempre percorso la strada dell'originalità con delle idee innovative; quindi non mi meraviglierei se fra qualche settimana, quando le orecchie avranno familiarizzato con il pezzo, possa arrivare a considerarlo uno dei più riusciti del disco.
YOU MOVE
Ancora una volta l'elettronica la fa da padrone, anche se la prima cosa che mi colpisce (in modo molto negativo) è un ritmo fuori tempo (ovviamente voluto perchè in loop):l'effetto è quello di un cd che salta, e non è piacevole perchè in questo caso viene richiesta troppo elasticità all'ascolto: sarò troppo ancorato agli schemi basilari per la creazione di una canzone, ma non sono abituato a sentire novità del genere. Più il brano va avanti e più diventa indecifrabile, in alcuni passaggi addirittura inconcludente. Nonostante mi sforzi di trovarci qualcosa di buono, posso affermare che è una delle cose peggiori ascoltate ultimamente.
COVER ME
Dopo una caduta fragorosa come il pezzo precedente, è necessaria una risalita immediata. L'inizio di questa "Cover me" sembra fornirla, per fortuna; perchè è un altro pezzo atmosferico, cupo, che sembra provenire direttamente da "Songs of faith and devotion". E in effetti, sia l'interpretazione, sia le sonorità ci restituiscono i migliori Depeche Mode, sebbene la canzone sembri quasi priva di ritornello. Dopo 2'30" il ritmo si fa più incalzante, e si trasforma lentamente in un pezzo tecno al rallentatore, per poi riprendere il tema tastieristico principale e scemare improvvisamente. Può sembrare un pezzo poco commerciale, ma è validissimo e, se potessi, lo lancerei persino in radio; con un video ben architettato, ha del grande potenziale
ETERNAL
Sono ormai nel cuore di "Spirit", ed è qui che i Depeche Mode si giocano l'indirizzo del mio giudizio finale. "Eternal" prosegue sulla scia oscura tracciata dai brani precedenti, ma dura soltanto due minuti scarsi...è più un intermezzo che una canzone vera e propria, e piazzato in un album di appena 12 tracce, ha veramente poco senso ed è tranquillamente evitabile.
POISON HEART
In questo brano riecheggiano suoni tipici dei classici soul degli anni 60, rielaborati elettronicamente con arte e sapienza. Il ritornello, pur senza parole (sostituite da una serie di "ooooohh") è piuttosto valido, ed è introdotto da un bellissimo "ponte" di chitarre acustiche che impreziosisce la traccia e la rende, alla resa dei conti, una delle migliori ascoltate fino ad ora.
SO MUCH LOVE
Batteria elettronica e tastiere tracciano il ritmo trascinante ed oppressivo di questo pezzo, su cui si dipanano le vocals di Gahan in modo lineare ma non sempre efficace; I controcori a chiudere quasi ogni strofa ci stanno bene, sebbene ancora una volta il ritornello sia praticamente assente. Non è proprio un male, ma mi sembra di sentire una sperimentazione dei Dead Can Dance o dei Joy Division (che non sopporto), quindi, aspettarsi qualcosina di più mi sembra lecito.
POORMAN
Mah...l'inizio sembra la musica di un videogioco; già capisco che non ci siamo. Sento una vaga delusione assalire l'entusiasmo di un nuovo grande disco da affiancare a "Ultra" e "Faith and Devotion". Sono passati appena 2 minuti  e "Poorman" mi ha già annoiato, è spenta e anche lagnosa a tratti. Gli concedo di arrivare alla fine, ma se devo essere sincero, è imperdonabile che dopo "You move", ci sia un altro passaggio completamente a vuoto. Che diamine, questo è un disco dei Depeche Mode! Intanto il brano continua a suonare, ma io non vedo l'ora di passare a quello successivo.
NO MORE (THIS IS THE LAST TIME)
Ecco, qui potrebbero risollevarsi le sorti di questo album. Ed in effetti, finalmente si sente uno straccio di ritornello, ed un abbozzo di struttura semplice e diretta; il gruppo ha queste capacità, e non capisco perchè non debbano essere sempre sfruttate. Va bene percorrere strade alternative e provare nuove sonorità, ma senza esagerare come nei pezzi precedenti. "No more" è piacevole ed anche orecchiabile, ma resta comunque lontana dalle migliori produzioni del gruppo; In ogni caso, non mi stupirei se venisse presa in considerazione come secondo singolo del disco.
FAIL
E si giunge così alla fine, con un'altra prova solo apparentemente tenebrosa:"Fail" è un cielo pieno di nuvole cariche di pioggia da cui esce un raggio di sole; si rischiara piano piano grazie alle tastiere ed anche il ritmo entra prima in punta di piedi, e poi più prepotentemente; non è un capolavoro, ma è ascoltabile. E quantomeno, funge da degna chiusura a questa nuova fatica di quello che era, fino a qualche anno fa, una delle band più magnetiche e camaleontiche in circolazione.



Con uno sguardo veloce ai testi, mi accorgo che anche qui, come in molti dei lavori precedenti, il tema politico è piuttosto ricorrente: è rivolto alla gente, ad un senso di ribellione inespresso e ad una delusione latente ed amara ("We're going backwards, ignoring the realities" canta Gahan nella prima canzone, ed è un pò questo lo spirito che pervade quasi ogni traccia dell'album). Tirando le somme, però, il risultato finale non è per niente positivo:per carità,il primo ascolto spesso è traditore, ed ho una chiara idea di quanti dischi abbia rivalutato nel tempo, dopo averli tenuti un pò nello stereo. Purtroppo i miei timori iniziali hanno trovato conferma, e "Spirit" comunque vadano le cose, non è un grande ritorno, e il perchè è presto detto:ci sono pochi alti e troppi bassi.
Così, su due piedi salverei 3 o 4 brani dei 12 ascoltati, che sono davvero un pò pochini:di questi, nessuno mi ha lasciato qualcosa impresso nella mente, ed andarlo a cercare adesso, fresco di ascolto, sarebbe solo tempo sprecato. 
La durata complessiva di questo lavoro sarà poco più di 40 minuti,ma garantisco che ascoltarlo interamente è stata una gran fatica. In passato, molti album dei Depeche Mode mi hanno lasciato un pò perplesso, ma lì si intuiva che avevano del potenziale:"Exciter", per esempio, che era nell'insieme confusionario e difficilmente catalogabile come questo "Spirit", aveva passaggi riuscitissimi come "Freelove" e "Goodnight lovers" che qui, purtroppo, mancano. 
"Spirit" non sembra averne le stesse qualità, è troppo dispersivo ed eccessivamente alternativo, nonostante sia sicuramente un lavoro migliore del precedente; se "Delta machine" è stato come un gratta e vinci perdente, questo "Spirit" è paragonabile ad uno che ti restituisce appena il costo del biglietto, anche se i numeri inizialmente sembravano quelli vincenti:cosa che in ogni caso lascia un bel pò di amaro in bocca.
(R.D.B.)


VOTO : 5/10
BEST TRACKS : "GOING BACKWARDS", "THE WORST CRIME", "NO MORE (THIS IS THE LAST CRIME)"







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